Tre giorni di sciopero: una cosa inaudita anche se si ricorda che la Cina è molto diversa da quel monolite che tanti si immaginano. Le tensioni sociali nel Paese sono tante, le rivolte si contano a migliaia, ma la possibilità che la protesta potesse bloccare uno dei maggiori centri commerciali ha reso la situazione a Shanghai davvero critica. Da un Paese autoritario, che non esita a usare la mano pesante - e lo ha dimostrato recentemente, quando le rivolte del Nordafrica hanno trovato qualche imitatore anche nel Regno di Mezzo - sarebbe stato facile aspettarsi una reazione dura, in un sistema che non prevede procedure lungo le quali incanalare i conflitti sociali. Pechino e la regione di Shanghai hanno però deciso - e giustamente - di affrontare la questione in maniera pacifica, rispondendo con gli strumenti dell'economia a una protesta tutta economica: le autorità portuali hanno abbassato le tariffe standard e abolito quelle individuate come "non standard". Non ha però fornito altri particolari, un segnale di scarsa trasparenza e di cattiva comunicazione: anche alcuni camionisti, ieri, non conoscevano le offerte di Shanghai. La Cina fa passi avanti, quindi, ma le resta comunque molta altra strada da fare.