Se il grande creditore impone il silenzio
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Se il grande creditore impone il silenzio

Se il grande creditore impone il silenzio

BIDEN IN CINA
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Strette di mano e larghi sorrisi durante la visita in Cina del vicepresidente americano Joe Biden. E soprattutto rassicurazioni. Sulla solidità dell'economia e del bilancio americano e sulla certezza del rimborso dei debiti - per 3,2 trilioni di dollari - nei confronti della Cina. Dopo il declassamento la sudditanza - non solo psicologica - americana è evidente. Per i diritti civili, quotidianamente calpestati in Cina, dal vicepresidente Biden naturalmente neanche una parola. Del resto che cosa ci si poteva attendere? Qualche giorno fa, il segretario di Stato americano Hillary Clinton, interrogata sul punto specifico da un giornalista aveva risposto: lei darebbe fastidio al suo banchiere di riferimento? E l'anno scorso lo stesso presidente Obama aveva preso parte a una conferenza stampa senza domande imposta dagli amici cinesi proprio per paura di imbarazzi sul tema dei diritti civili. Pecunia non olet fin dall'origine dell'umanità. Ma il problema del condizionamento dei grandi creditori nei confronti del resto del mondo è ormai diventato gigantesco. I Paesi occidentali dovrebbero riflettere: abbandonare il campo è una doppia sconfitta. Di principio, naturalmente, e strategica. Allentare la presa vuol dire consegnare le chiavi della cassaforte, e non solo, a un mondo che avanza ma nella direzione sbagliata.

20/08/2011
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