Anche l'inflazione segna il passo in Cina. Un altro segnale aggiunto all'elenco dei dati congiunturali che indicano un raffreddamento della crescita a Pechino. Mai come oggi, dai tempi della crisi globale del 2008, le prospettive di sviluppo cinesi sono apparse tante appannate. Il primo indicatore è arrivato dall'indice Pmi che a novembre è sceso a quota 49 contro 50,4 del mese precedente, un livello che indica una contrazione dell'attività manifatturiera. Sempre a novembre, la produzione industriale ha perso ancora slancio mettendo a segno un aumento anno su anno del 12,4%, uno degli incrementi più bassi dell'ultimo biennio. Le vendite di immobili hanno accusato una contrazione dell'1,7%, quelle di case residenziale del 3,3 per cento. Non ingannino i dati: una crescita intorno al 6% in Cina è assorbita dall'aumento dello standard di vita interno. Ecco perché non dovrà meravigliare se la Banca di Cina continuerà le politiche espansive avviate timidamente il mese scorso. Nessuno sullo scacchiere mondiale, neanche i cinesi, può permettersi in questo momento un rallentamento della crescita della Cina.