Roma, 15 gen. - Nonostante le numerose dichiarazioni ufficiali e non che sono circolate nelle ultime ore circa l'abbandono di Google del mercato cinese, la situazione sembra ancora ben lungi da una risoluzione definitiva. Proprio oggi il Ministro del Commercio Yao Jian ha rilevato che né il Ministero del Commercio né la Commissione del Commercio della municipalità di Pechino hanno ricevuto notizie ufficiali sul ritiro di Google dal mercato cinese; fonti ufficiose, ma vicine al motore di ricerca statunitense, smentiscono inoltre le voci secondo le quali i dipendenti di Google.Cn avrebbero smesso di recarsi al posto di lavoro.
Probabilmente il dibattito si prolungherà nelle prossime settimane anche perché - proprio a detta dell'azienda californiana - l'eventuale rimozione totale dei filtri anti-censura necessita di tempi tecnici che si aggirano intorno alle tre settimane. Non a caso, non pochi utenti hanno espresso il proprio disappunto per i risultati parziali delle ricerche che hanno come tema contenuti "sensibili", spesso ancora poco dissimili dai risultati ottenuti con il motore di ricerca Baidu e accompagnati dall'avviso "in conformità delle leggi e dei regolamenti locali, alcuni risultati della ricerca non sono visualizzati". I primi segnali di apertura, insomma, come l'apertura di pagine precedentemente inaccessibili, sono già stati registrati; ma rimangono ancora sostanziali differenze tra le ricerche operate in inglese e quelle in caratteri cinesi.
Per quanto possa risultare difficile prevedere quali siano le effettive intenzioni dell'eclatante gesto di Google, va sottolineato che dal 2006 - anno in cui è entrato nel mercato cinese sotto la guida di Li Kaifu - il colosso del web USA non è riuscito ad ottenere dei risultati del tutto positivi; non a caso i profitti sono circa la metà di quelli registrati da Baidu. Eppure Google.Cn, pur vittima di incomprensioni con le autorità locali, è riuscita a registrare un incalzante successo che si traduce con il 36% di presenza nel mercato dei motori di ricerca in Cina; a questo va aggiunto che l'utente medio vive in un contesto urbano, è istruito e dimostra una spiccata dimestichezza con la tecnologia. Caratteristiche da non sottovalutare anche in chiave dell'ormai inarrestabile sviluppo del mercato della telefonia cinese che, secondo le ultime proiezioni del CNNIC, è arrivato a registrare 233 milioni di utenti (+120 milioni rispetto alle proiezioni del gennaio 2009). L'effettivo abbandono da parte di Google del mercato cinese influenzerebbe negativamente anche i risultati di Android, il sistema operativo presente in molti smartphone. Tra gli attori che subirebbero le conseguenze più gravi ci sono sicuramente alcuni colossi della telefonia mobile, tra cui Motorola e HTC (quest'ultima taiwanese).
Per quanto alcuni esperti di settore tendano comunque a mettere in evidenza l'indipendenza di Android da Google - attori alleati ma non complementari-, un eventuale abbandono del mercato cinese da parte di Google consoliderebbe la posizione di Microsoft anche nel campo dei sistemi operativi.
Nel contrasto tra Google e le autorità locali sembra non essere stato messo in evidenza la presenza di Bing, il motore di ricerca Microsoft che lo scorso 26 dicembre ha proiettato come sfondo della sua homepage la figura del mausoleo di Mao, scatenando lo stupore di alcuni dei più autorevoli blogger cinesi. Va inoltre rilevato come Bing non solo sia stato esente del famoso attacco hacker che oltre a Google ha colpito altre 34 aziende - tra cui Adobe -, ma non si sia neanche finora espresso sulla vicenda. Discorso diverso per Yahoo! che ha manifestato solidarietà per gli attivisti politici vittima di attacchi hacker ai propri account GMail. Comportamenti che derivano da due contesti diversi: se Bing sta muovendo solo in questi mesi i primi passi in Cina, Yahoo! ha sospeso le sue attività nel 2005 cedendo parte del suo business ad Alibaba. A Yahoo! è rimasto oggi il 39% delle sue operazioni in Cina, e possiede quindi un certo potere decisionale.
Google, un'azienda che ha nel suo motto "don't be evil", non è un' OGN; la sua scelta andrebbe quindi letta da una prospettiva prettamente economico strategica, come dimostra anche la notizia riportata dalla BBC secondo cui Google non è nuovo ad attacchi di tipo hacker.
La mossa strategica di Google sembra molto decisa a lasciare poco spazio al dialogo, non a caso il comunicato ufficiale è stato redatto solo in inglese; l'eventuale abbandono dal mercato cinese creerebbe delle difficoltà ad altri concorrenti stranieri che potrebbero essere mal visti dai consumatori occidentali per la loro "docilità" nei confronti di Pechino; d'altra parte gli operatori cinesi avrebbero uno spazio di manovra sicuramente più ampio e redditizio come d'altronde è già successo nel mercato dell'e-commerce e in quello del video sharing. Molti analisti prevedono una situazione lost – lost anche a causa di una concorrenza meno presente. Nel breve periodo intanto, molti ingegneri formati da Google Cina con ogni probabilità inizieranno a lavorare per la vera azienda di casa che da più di un anno ha iniziato ad investire fuori dai propri confini. Come dire: il probabile addio di Google potrebbe essere letto come un arrivederci alla prossima partita.
di Gianluigi Negro