Scontri in Xinjiang: venti morti
di Eugenio Buzzetti
Pechino, 29 feb. - Sono venti le vittime degli scontri avvenuti nel tardo pomeriggio di martedì in un mercato della provincia dello Xinjiang, nell'estremo ovest della Cina, ai confini con l'Asia Centrale. Lo riferisce l'agenzia di stampa Reuters. Nove uomini armati di asce e coltelli hanno ucciso tredici persone prima che la polizia facesse fuoco contro di loro, uccidendone sette e catturando gli altri due. L'incidente è avvenuto lungo una via molto trafficata della città di Yecheng, nella prefettura di Kashgar, nello Xinjiang meridionale, vicino alla frontiera con il Pakistan.
Nel pomeriggio di mercoledì il ministero degli Esteri cinese ha confermato gli scontri avvenuti ieri: secondo il portavoce Hong Lei, gli incidenti avvenuti nello Xinjiang non vanno enfatizzati. "La situazione complessiva in Xinjiang è buona, - ha dichiarato in una conferenza stampa - noi ci opponiamo a un piccolo gruppo di terroristi e separatisti che mirano a distruggere il pacifico sviluppo e la tranquillità generale". La dinamica dello scontro viene riportata da Radio Free Asia che cita mail anonime giunte in redazione.
A scatenare la rabbia degli attentatori sarebbe stato un insulto rivolto a un giovane uiguro da parte di tre ragazzi cinesi di etnia han e gli scontri sarebbero dunque da ricondurre ai rapporti tesi tra gli uiguri - minoranza turcofona e musulmana originaria della regione - e gli han, etnia maggioritaria in Cina. Le autorità locali non hanno finora confermato né i nomi né le etnie degli attentatori.
Yecheng è nota anche come Kargilik, in lingua turkmena, l'idioma parlato dalla minoranza uigura che vive nello Xinjiang. Gli uiguri lamentano una forte repressione esercitata dal governo di Pechino nei confronti della loro identità linguistica e culturale. Il numero di cinesi han che vive nella provincia è aumentato sensibilmente negli ultimi anni, grazie a una politica di agevolazioni fiscali attuata verso tutti coloro disponibili al trasferimento. La popolazione dello Xinjiang si aggira oggi intorno ai 21 milioni di persone; nove milioni di loro sono uiguri, una parte dei quali chiede l'indipendenza da Pechino e la creazione dello stato del "Turkestan Orientale". Il momento di maggiore tensione nei rapporti tra le due etnie si è verificato nel luglio 2009 con gli scontri di Urumqi, capitale della provincia, in cui sono rimaste uccise circa 200 persone e 1.700 sono state ferite. Per il governo di Pechino, responsabili delle violenze nella provincia sono le "forze ostili" di estremismo, separatismo e terrorismo, alimentate da gruppi indipendentisti con base all'estero.
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