Roma, 21 mag.- Il governo cinese ha un nuovo obiettivo: costruire uno Xinjiang nuovo di zecca, ricco, moderno e felice. Per farlo l'esecutivo ha ideato un progetto che viaggia su due binari, uno economico e l'altro sociale, e che è stato illustrato per la prima volta da Hu Jintao nel corso di un forum al quale hanno partecipato i leader più importanti del governo e le autorità della regione autonoma. La 'ricostruzione' della zona, già inserita tra le aree destinatarie dei finanziamenti della politica del Go-West, si pone come fine ultimo il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti e la garanzia di una stabilità sociale. Ed ecco i termini della consegna del 'nuovo' Xinjiang: entro il 2012 verrà inaugurata la prima fase per la copertura sanitaria di base destinata sia agli abitanti delle città che a quelli dei villaggi; entro il 2015 il PIL della regione dovrebbe raggiungere il livello medio dell'intero Paese e, infine, entro il 2020 la sconfitta della povertà.
Presente al forum anche Wen Jiabao, il quale ha sottolineato come dietro a una simile promozione della regione autonoma ci sia un grande impegno da parte del mondo politico; il premier ha poi illustrato uno per uno i sette punti chiave della ricostruzione economica.
Per prima cosa le autorità introdurranno una nuova tassa sul petrolio e sul gas naturale che verrà applicata sulla base dei prezzi di mercato e non sulla quantità prodotta; questo consentirà allo Xingjiang di aumentare le proprie entrate, perché il ricavato dell'imposta viene diviso tra il governo centrale e locale. Saranno inoltre alleggerite le restrizioni sull'utilizzo dei gas naturali e, al contrario, ne verrà promosso l'impiego.
Le aziende situate nelle aree più disagiate godranno di una nuova politica che prevede l'esenzione dalle tasse per il primo e il secondo anno e una riduzione del 50% per i successivi tre anni.
Il governo cinese continuerà inoltre a incanalare verso la regione capitali e investimenti, tanto che - promettono i leader del governo - la quantità degli investimenti a capitale fisso dello Xinjiang durante il dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) sarà più del doppio di quella investita nel corso dell'attuale undicesimo piano quinquennale (2006-2011).
Le istituzioni bancarie saranno incoraggiate a stabilire una rete di servizi anche nelle aree più remote; allo stesso modo, quelle a capitale misto e a capitale privato - oltre a quelle a capitale straniero -, saranno chiamate ad aprire le proprie filiali. Infine, il piano prevede un aumento dell'estensione dei terreni edificabili.
E c'è chi è pronto a scommettere sull'esito positivo del programma: "Solo un sistema socialista come quello esistente in Cina permette di trasferire forza lavoro, ricchezze e risorse naturali per sostenere un unico luogo. Il collante che lega le varie operazioni è costituito da tre elementi principali: il sostegno delle autorità centrali, delle aree più sviluppate e delle forze della stessa regione" spiega Hao Shiyuan, vice segretario dell'Accademia delle Scienze Sociali nonché presidente della China Ethnology Society, il quale ha aggiunto che "è la prima volta nella storia della nuova Cina (1949) che si tiene una conferenza di così alto profilo sullo Xinjiang. Quello che è stato presentato oggi è un piano di sviluppo omnicomprensivo che di sicuro avrà un ruolo di primordine nella crescita dello Xinjiang".
Una crescita importante che secondo Ma Dazheng, ricercatore dell'Accademia delle Scienze Socialei ed esperto della questione dello Xinjiang, "eliminerà i problemi legati alla sussistenza garantendo un lungo periodo di pace".
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