SCIOPERI: OPERAI HONDA TORNANO AL LAVORO
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SCIOPERI: OPERAI HONDA TORNANO AL LAVORO

SCIOPERI: OPERAI HONDA
TORNANO AL LAVORO

Industria e mercati
SCIOPERI: OPERAI HONDA TORNANO AL LAVORO
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Pechino, 14 giu.- La maggior parte dei lavoratori della Honda Lock Co., uno dei più importanti stabilimenti dell'Honda nel Guangdong, i cui operai erano entrati in stato di agitazione la scorsa settimana, sarebbero già tornati al lavoro: lo rende noto da Miyazaki, in Giappone, il portavoce della casa automobilistica Koji Matsuyama. "Gli impianti non stanno ancora lavorando al massimo della capacità" ha ammesso Koji, che ha però rifiutato di commentare le voci secondo le quali Honda starebbe reclutando nuovi lavoratori per rimpiazzare quelli che avevano deciso di non fare rientro in fabbrica. Gli operai hanno deciso di accettare un aumento di 200 yuan (circa 23 euro), che porta così il loro salario minimo a quota 1139 yuan mensili (circa 136 euro), ridimensionando le precedenti richieste di uno stipendio da 1700 yuan al mese; alcuni impiegati del settore risorse umane che preferiscono mantenere l'anonimato, riferiscono tuttavia dallo stabilimento di Zhongshan – alle porte di Canton – che Honda starebbe effettivamente sostituendo una certa quota dei lavoratori entrati in sciopero con nuovi operai. Circa l'85% dei 1400 dipendenti della Honda Lock Co. era entrato in stato di agitazione la scorsa settimana per richiedere salari più alti; si tratta solo dell'ultimo di una serie di scioperi che si sono susseguiti in diverse province cinesi negli ultimi tempi: i primi ad incrociare le braccia erano stati i lavoratori di un altro stabilimento Honda, quello di Foshan, che avevano paralizzato l'intera linea di produzione della casa giapponese in Cina; poi  è stato il turno di Shenyang, capitale della provincia del Liaoning, nel nordest del paese, dove i dipendenti della catena Kentucky Fried Chicken hanno scioperato per chiedere alla casa madre americana un salario mensile di 900 yuan (108 euro); successivamente è toccato alla KOK Machinery di Kunshan, con 2mila operai in agitazione, e ad a una licenziataria dell'Adidas del Guangdong, dove i dipendenti sono ancora sul piede di guerra in seguito alla morte di alcuni colleghi. A innescare la scintilla, secondo diverse ricostruzioni, sono stati gli studenti delle scuole professionali, che devono trascorrere per legge un periodo in fabbrica con un salario ancora inferiore ai minimi stabiliti su base regionale: le agitazioni sarebbero state coordinate via internet e in molte delle chatroom utilizzate per organizzare gli scioperi, prima della cancellazione dal web, è stato possibile leggere lamentele contro l'inettitudine del sindacato unico cinese, più interessato a proteggere gli interessi dei datori di lavoro che quelli degli operai. Nonostante l'obiettivo di contenere l'inflazione entro il 3% fissato dal governo centrale per il 2010, a maggio il costo della vita è aumentato del 3,1%: sulle buste paga dei dipendenti pesano soprattutto i prezzi dei generi alimentari, i cui continui rincari potrebbero dare il via ad altre agitazioni.

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