Hong Kong, 31 gen. - La Cina dovrà rimuovere le sue imposte su nove materiali industriali, ma le terre rare restano fuori. Lo ha stabilito questa mattina l'Appellate Body dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Secondo l'OMC, Pechino ha violato le norme del commercio internazionale, applicando imposte e quote sulle esportazioni di nove materiali industriali largamente utilizzati. Le misure politiche cinesi sull'esportazione di materiali, tra cui bauxite, zinco, magnesio, coke e manganese, provocano un rincaro delle materie prime sui mercati mondiali e assicurano alle industrie locali un approvvigionamento a prezzi più bassi, dando ai produttori cinesi un vantaggio competitivo sleale.
Nel 2009 gli Stati Uniti avevano chiesto all'Appellate Body dell'OMC l'apertura di consultazioni riguardanti le misure restrittive delle esportazioni cinesi. All'appello USA si esano in seguito associati l'Unione Europea e il Messico. "Questa è una grande vittoria per gli Stati Uniti – ha dichiarato James Bacchus, ex capo e membro dell'Appellate Body - la Cina si dovrà adeguarsi alle normative, poiché necessita dell'accesso ai mercati internazionali, che l'OMC garantisce".
Il Ministro del Commercio cinese ha espresso il suo profondo rammarico per la decisione, ma si adeguerà alle richieste dell'OMC per "sostenere uno sviluppo sostenibile". Ma se la decisione dell'OMC costringerà la Cina a modificare le sue politiche sull'esportazione di minerali industriali, le limitazioni delle forniture e il controllo dei prezzi delle terre rare probabilmente rimarranno invariati. Con la sua adesione all'OMC nel 2001, la Cina ha accettato di rimuovere tutte le limitazioni alle esportazioni, comprese quelle che riguardavano i materiali grezzi industriali. L'accordo dovrebbe proibire anche i provvedimenti sulle terre rare, ma la Cina ha ignorato le normative per 5 anni, invocando le stesse eccezioni previste per il GATT.
La Cina controlla il 95% della fornitura mondiale di terre rare - un gruppo di 17 elementi utilizzati nella produzione di materiali high-tech e prodotti che utilizzano energie rinnovabili, come le auto ibride. Questo vantaggio la colloca in una posizione di forza nei confronti dell'OMC. "Il problema per l'OMC è se la politica cinese abbia procurato dei vantaggi sleali – ha affermato Tu Xinquan,direttore associato del China Institute of WTO Studies – ma non c'è nulla che possa fare per impedire ai produttori nazionali di terre rare di vendere ai consumatori domestici ad un prezzo inferiore".
Le attuali norme dell'OMC consentono ai Paesi membri di porre limitazioni al commercio di alcuni materiali, in caso di rischi ambientali o per la salute. Ma fino a questo momento la Cina non è stata in grado di dimostrare che le sue restrizioni permettono di salvaguardare le risorse, diminuire l'inquinamento o migliorare la salute pubblica. Da parte sua, Pechino sostiene che lo sfruttamento non regolamentato di terre rare ha causato gravi danni alle grandi regioni produttrici, come la Mongolia Interna. La Cina – aggiunge – non ha bisogno di affidarsi troppo al consumo mondiale, poiché la domanda interna è in crescita.
"La Cina ha limitato la gestione delle risorse divoratrici di energia ed altamente inquinanti – si legge in un comunicato del Dipartimento degli Affari Giuridici del Ministero del Commercio – l'Omc deve non solo sostenere il libero scambio, ma anche permettere ai suoi membri di prendere delle misure necessarie per proteggere l'ambiente e le risorse naturali".
di Sara Aquilino
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