Pechino, 27 ott. - La Cina riduce il numero delle compagnie di Stato controllate dall'amministrazione centrale: lo ha annunciato la SASAC (State-owned Assets Supervision and Administration Commission) - una sorta di "IRI alla cinese" incaricata di sovrintendere alle operazioni delle aziende statali - con un comunicato nel quale spiega che le imprese verranno ridotte da 135 a 132. Le nuove manovre riguardano soprattutto il settore minerario: Changsha Research Institute of Mining and Metallurgy e Luzhong Metallurgical Mining Group diventeranno sussidiarie di China Minmetals Corporation, mentre China Xinxing Corporation Group - attiva nell'immobiliare e nel farmaceutico - ricadrà sotto il controllo di China General Technology Group. La mossa si inquadra in un progressivo tentativo di semplificare e ridurre la galassia delle aziende di stato cinesi: la SASAC, che alla sua fondazione nel 2003 controllava 196 compagnie, punta a ridurne il numero tra le 80 e le 100 entro la fine del 2010, attraverso una politica di fusioni e ristrutturazioni. Il 2009 finora non si è rivelato un anno proficuo per il capitalismo di Stato cinese: nei primi otto mesi le SOE controllate dal governo centrale hanno registrato un calo dei profitti del 19.6% rispetto allo stesso periodo del 2008, con un lieve miglioramento nel mese di settembre (-17.6%), mentre le compagnie controllate dalle amministrazioni locali hanno assistito a un -27.8% nel periodo gennaio-settembre. Il settore automobilistico, quello immobiliare e il petrolchimico stanno ricominciando a crescere, mentre l'acciaio, i metalli non ferrosi e l'elettronica continuano a scendere e l'industria del carbone registra le perdite peggiori.