Pechino, 19 lug.- Continua a salire il numero delle vittime negli scontri etnici avvenuti lunedì nella regione autonoma dello Xinjiang. Secondo quanto riferito da un gruppo di esuli uighuri, il bilancio delle vittime delle proteste avvenute nella città di Hotan e indirizzate contro una centrale di polizia sale a 4 morti e 16 feriti. Diverse le stime del Congresso Mondiale degli Uighuri con sede in Germania secondo cui, durante al sommossa, la polizia avrebbe bastonato a morte 14 manifestanti e sparato ad altri sei.
"Le autorità cinesi devono assolutamente mettere fine alle oppressioni sistematiche mirate a prevenire un'ulteriore irrigidimento del clima" ha affermato il portavoce del gruppo Dilxat Raxit. Secondo l'uomo lunedì la situazione è precipitata in seguito a una protesta pacifica indetta per richiedere pari diritti alla minoranza musulmana e notizie circa gli uighuri spariti dalla circolazione a seguito degli scontri avvenuti nel 2009 nella capitale, Urumqi, dove persero la vita 200 persone, mentre altre 1.700 furono ferite. Da allora il governo di Pechino ha alzato ulteriormente il livello di guardia usando più volte il pugno duro per reprimere manifestazioni di malcontento. Da allora quello di Hotan rappresenta l'attacco più importante degli ultimi tempi in una regione strategica per la Cina, in cui la minoranza uighura rivendica da tempo autonomia per la propria lingua e cultura, in difesa e in seguito alla politica dello sviluppo verso ovest deciso da tempo dalla dirigenza cinese, che ha ormai reso la zona a maggioranza han.
E mentre il governo cinese ad Hotan oppone un secco no comment sui fatti di lunedì, da Pechino arriva la versione ufficiale secondo cui due persone - prese come ostaggi nel corso dell'attacco - e alcuni ufficiali della polizia hanno dato inizio ad uno scontro a fuoco in cui sono rimaste ferite un imprecisato numero di persone. Poi alle 13 ora locale (6 ora italiana) la polizia ha riportato la situazione "sotto controllo"e da allora oltre 70 persone sono state arrestate o fermate. Intanto le fonti ufficiali non hanno esitato a definire l'incidente un "atto terroristico". Si tratta del secondo attacco alla polizia da quando lo scorso aprile Zhang Chunxian fu nominato segretario del Partito Comunista dello Xinjiang al posto del più intransigente Wang Lequan. Difficilmente però, sostiene Mao Shoulong,esperto di pubblica sicurezza alla Renmin University, l'incidente minerà la posizione di Zhang: "Da quando è arrivato nello Xinjiang ha fatto un buon lavoro soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dell'ordine sociale e lo sviluppo economico".
Nel frattempo, fa sapere la Xinhua, squadre speciali incaricate di assicurare l'ordine sociale hanno già lasciato Pechino alla volta di Hotan. Ma per Dilxat alla radice del malcontento e dei disordini Xinjiang c'è proprio la presenza nella regione autonoma della polizia di Pechino.
di Sonia Montrella
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