Russia e Cina salvano Assad all'Onu
ADV
ADV
Russia e Cina salvano Assad all'Onu

Russia e Cina salvano Assad all'Onu

Crisi in Siria. Respinta la risoluzione di condanna nonostante il massacro di centinaia di persone a Homs
di lettura
NEW YORK. Dal nostro corrispondente
Scandalo all'Onu: a poche ore dal massacro di Homs, in Siria, dove sono state uccise decine di civili, Cina e Russia hanno posto il veto contro una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che appoggiava la proposta di pace della Lega Araba e chiedeva al regime di Bashar Assad di interrompere atti di violenza contro la popolazione.
Improvvisamente sembra di essere tornati nell'atmosfera della Guerra Fredda. Cosa straordinariamente preoccupante, non solo nel contesto del quadro mediorientale, ma anche in quello delle elezioni russe. E di un contesto geopolitico mondiale in cui le ideologie totalitarie o semi-totalitarie sfidano la tenuta e l'efficenza delle democrazie. Non si può isolare infatti la partita di questo voto alle Nazioni Unite dalle prossime elezioni del 4 marzo in Russia. Vladimir Putin sa che vincerà, e ha forzato la mano per mettere sul tavolo le sue carte "totalitarie" per poter poi rivendicare mano libera una volta di nuovo insediato al Cremlino. La controprova della divergenza fra due filosofie politiche sta nel fatto che una posizione come quella di Putin o di Medvedev in un contesto di democrazie occidentali e di trasparenza avrebbe portato danni di immagine irreversibili ai candidati schierati dalla parte di chi commette le efferatezze. Ma in Russia non vi saranno conseguenze di nessuno genere.
Ma veniamo alla dinamica del negoziato al Palazzo di Vetro. L'ambasciatore Usa Susan Rice, chiacchierata come possibile segretario di Stato in una seconda amministrazione Obama in caso di un ritiro di Hillary Clinton, credeva di essere vicina a un compromesso ancora due giorni fa. Fonti vicine alla Rice ci hanno riferito di differenze con Mosca e Pechino, ma anche di una disponibilità americana, francese, tedesca e della Lega Araba ad annacquare il linguaggio, che chiedeva ad Assad di fare un passo indietro, pur di avere l'adesione di Russia e a ruota, della Cina.
La situazione si è aggravata dopo gli incidenti di Homs. Le forze del Governo hanno soppresso con violenza incredibile le dimostrazioni della popolazione. Alla fine si sono contati fra i civili, secondo fonti dell'opposizione, oltre 200 morti. L'Occidente aveva accettato in mattinata le ultime richieste dell'ambasciatore russo Lavrov di rimuovere dal linguaggio della risoluzione ogni riferimento diretto alla rinuncia del potere da parte di Assad e un riferimento a un embargo volontario di armamenti. Era stata aggiunta invece una frase che escludeva la legalità di un intervento straniero in Siria. Ma la Russia continuava a insistere su nuove richieste: chiedeva un linguaggio molto critico delle responsabilità dei dimostranti e chiedeva di rimuovere la richiesta per l'esercito di restare confinato nelle caserme. Le differenze erano insanabili, si è andati al voto con 13 favorevoli e due contrari, appunto Russia e Cina che hanno il diritto di veto.
Ma prima del voto, quando i giochi erano ormai fatti, è intervenuto Barack Obama: «Il regime deve smetterla di uccidere persone e perpetrare crimini contro la sua stessa gente. Deve dimettersi e consentire una transizione democratica», ha chiesto. L'ambasciatore tedesco all'Onu Peter Wittig ha definito il voto russo e cinese «uno scandalo», mentre Hillary Clinton ha chiarito che «bloccare la risoluzione equivale ad assumersi la responsabilità degli orrori che avvengono in Siria», aggiungendo che «la situazione nella città di Homs è un incubo, cosa ci vuole di più perché il Consiglio di Sicurezza agisca con forza?». Infine la stessa Rice, dopo ore interminabili di negoziati: «Gli Stati Uniti sono nauseati dal veto posto da due membri di questo Consiglio sulla risoluzione di condanna al regime di Bashar Assad, in Siria». La partita a questo punto si complica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ADV
Cambio di regime
La risoluzione di condanna della Siria, che ieri al Consiglio di sicurezza dell'Onu è stata approvata da 13 Paesi ricevendo però il veto di Russia e Cina, chiedeva al presidente siriano Bashar Assad di farsi da parte. Un cambio di regime che, agli occhi dei russi, preclude la possibilità di lavorare con gli esponenti del Governo di Damasco - militari e politici - disposti a trovare una via d'uscita. La bozza di risoluzione aveva accolto una richiesta della Lega araba, invocando «una transizione politica, guidata da siriani, verso un sistema politico democratico e pluralista»

L'alleato di Mosca
Fin dai tempi dell'Urss, la Siria è stata il principale alleato di Mosca in Medio Oriente, acquirente delle armi russe e disponibile a concedere l'uso del porto di Tartus, per la Marina russa la sola al di fuori dei Paesi ex sovietici

05/02/2012
ADV