Roma, 29 apr.- La Cina si aggiudica il quarto posto nella classifica dei Paesi che spendono di più sul turismo, spodestando la Francia. E'quanto emerge dalle dichiarazioni del United Nations World Tourism Organization. Nel 2009, a dispetto della crisi che ha messo in ginocchio l'economia mondiale, la spesa cinese sui viaggi verso destinazioni estere ha superato i 33 miliardi di euro. "Un mercato in continua espansione" assicura Sandra Carvao, portavoce dell' Organizzazione mondiale per il turismo. Una tesi avvalorata anche dalle stime: dal 200 il ritmo di crescita del settore si attesta intorno al + 20% annuo. Entro il 2020 saranno 100 milioni i turisti che sceglieranno di trascorrere le proprie vacanze all'estero. Una cifra impressionante specie se confrontata con i 31 milioni del 2005.
Qual è il profilo dei nuovi turisti cinesi? Il settore è trainato non solo dai ceti ricchi, ma anche - o forse soprattutto – dalla classe media nata di recente sempre più attratta da mete europee (tra cui spiccano le città d'arte e le località di mare) o americane rispetto alle più familiari destinazioni asiatiche. Si tratta di viaggiatori curiosi che affollando musei e svuotando negozi, contribuiscono a risollevare l'economia del Paese.
Una risorsa da non sottovalutare ed una sfida che però l'Italia - al primo posto nella classifica di gradimento cinese del 2009 - non sembra ancora pronta a raccogliere. Diversi sono gli accordi in atto tra i due Paesi per promuovere gli scambi di collaborazione nei settori della cultura, del cinema e del turismo. E' solo di poche settimane l'Accordo speciale del Ministero di cooperazione tra il cinema italiano e quello cinese. Una sfida galvanizzata anche dal successo ottenuto nel Regno di mezzo dal film italiano "Notturno bus", per il quale è prevista la distribuzione in 2mila sale cinesi e che sarà accompagnata da un trailer di tre minuti dal titolo "Passeggiate romane" diretto dallo scrittore Mo Yan. Il documentario rientra in un progetto più ampio di cooperazione tra la Municipalità di Pechino e la Regione Lazio promosso dall'assessore regionale al Turismo Claudio Mancini e dal direttore dell'Amministrazione Cinese del Turismo Zhang Huiguang. L'intesa prevede una collaborazione tra le due capitali sia per aumentare la promozione turistica attraverso messaggi pubblicitari da diffondere su mezzi di trasporto e nei centri commerciali, sia per la realizzazione di materiali multimediali destinati ai canali cinematografici e televisivi. "Si tratta di un'occasione per intensificare le relazioni istituzionali e per realizzare momenti di incontro tra le nostre imprese turistiche e i tour operator cinesi" ha spiegato l'assessore Mancini. Ma a far conoscere le bellezze nostrane in Cina non ci sono solo i tour operator e i documentari ma anche un popolare reality show: Rose Wedding è il nome del programma dedicato ai matrimoni collettivi che ha portato le coppie vincitrici ad Alghero, in Sardegna. Lo show, trasmesso dai due maggiori canali televisivi di Shanghai - Shangai Sat e Shangai Orient - è stato seguito da oltre 175 milioni di telespettatori.
Nonostante il nostro Paese si collochi tra le mete più gradite dal Dragone, sembra che le vacanze italiane, però, siano tutt'altro che confortevoli. "L'opinione dei turisti cinesi in Italia è divisa - racconta Zhang Rui, manager presso la Beijing Caissa International Travel Service Co Ltd. -; alcuni ne amano la cultura e la storia; altri pensano che il Paese non abbia nulla d'interessante da offrire". Molti cinesi in visita nel nostro paese, secondo il quotidiano, hanno espresso disapprovazione per il basso livello degli hotel ("le stanze sono vecchie, puzzolenti e prive di acqua calda da bere"), per l'inaffidabilità dei treni, per lo stile di vita "eccessivamente rilassato" e per le barriere linguistiche. Wang Fang, celebre conduttrice di Beijing TV, ha raccontato dal suo popolare blog le difficoltà incontrate alla fine di un viaggio in Sardegna per restituire l'auto che aveva preso a noleggio: "La maggior parte delle filiali chiudono a metà pomeriggio, e spesso gli operatori dell'agenzia si assentavano in lunghe pause pranzo".
E quelli appena elencati sono solo i problemi minori: a questi si aggiungono il fatto che la maggior parte degli italiani non è in grado di comunicare in inglese, e che mentre i grandi magazzini europei - da Harrod's a Lafayette - accettano liberamente China Union Card, la carta di credito più diffusa in Cina, i nostri outlet della moda oppongono ancora qualche resistenza. A completare il quadro si aggiunge poi la lacuna del Web. Secondo una relazione della China Tourism Academy, il 52% dei cinesi ottiene informazioni sulle destinazioni da visitare tramite internet, ma dopo il disastroso fallimento del portale "italia.it -" un fiasco costato sette milioni di euro e chiuso nel gennaio dell'anno scorso - il Belpaese è ancora sprovvisto di un sito web capace di fornire informazioni turistiche, e non solo in mandarino. Su questo argomento il Direttore Generale ENIT Eugenio Magnani, in viaggio a Pechino qualche settimana fa, aveva dichiarato ad AgiChina24 che è già pronto un nuovo progetto internet che sembra verrà presentato a Shanghai in occasione dell' ormai imminente Expo 2010.
di Sonia Montrella