Rivoluzione geografica per salvare l'innovazione
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Rivoluzione geografica per salvare l'innovazione

Rivoluzione geografica per salvare l'innovazione

M&M
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L'Africa per la telefonia mobile. L'India e la Cina per i prodotti sanitari. I mercati emergenti sono le nuove palestre per la ricerca e lo sviluppo di prodotti finora concepiti e sperimentati nei paesi industrialmente avanzati. E sono cantieri per nuovi modelli di business, a partire dal mobile banking nelle arretrate e isolate campagne africane e cinesi (vedi articolo a pag. 30).
È un cambiamento epocale che global companies della stazza di General Electric hanno già consumato e intendono portare avanti. È la «reverse innovation», l'innovazione all'inverso, che il grande capo di GE, Jeffrey Immelt, va teorizzando. In un recente articolo sulla Harvard Business Review ha infatti affermato che la sua compagnia sta lavorando per cambiare il suo metodo di innovazione americano-centrico attraverso, appunto, lo sviluppo di prodotti nei mercati emergenti, come India e Cina, per poi distribuirli globalmente. «Il successo nei paesi in sviluppo è il prerequisito per continuare a essere vitali in quelli sviluppati», ha scritto il Ceo.
È anche per questo che la divisione Healthcare di GE, per incrementare la sua presenza a tutto campo nel Subcontinente asiatico, ha annunciato la scorsa settimana un'alleanza operativa più stretta con il gigante della tecnologia indiano Wipro Ltd, con cui peraltro ha una collaborazione commerciale dal lontano 1990. Obiettivo: conquistare il mercato delle campagne, ben posizionandosi alla vigilia di una sostanziale crescita annunciata. E per aumentare la produzione in India di prodotti medicali per il mercato interno e per l'export. Alcuni modelli e prodotti partoriti, potranno avere applicazione negli stessi Usa e in Europa, ha sottolineato Immelt.
Anche così le global companies tradizionali si attrezzano per far fronte alla concorrenza e all'innovazione delle sempre più attive multinazionali degli emergenti e alla creatività, in alcuni tratti "rivoluzionaria", dei loro manager (vedi articolo qui a lato). E la sfida è solo all'inizio.
sara.cristaldi@ilsole24ore.com
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06/10/2009
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