RISERVE VALUTA ESTERA DA GUINNESS, PRESTITI SU
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Economia
RISERVE VALUTA ESTERA DA GUINNESS, PRESTITI SU
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Pechino, 14 mar.- Le riserve in valuta estera detenute dalla Cina aumentano ancora e segnano un nuovo record, mentre i nuovi prestiti erogati dalle banche e la liquidità in circolazione nel sistema cinese registrano incrementi al di là delle aspettative del mercato: ecco i risultati dei nuovi dati economici relativi al primo trimestre 2011 e al mese di marzo pubblicati oggi in due separati rapporti dalle autorità di Pechino, mentre sale l'attesa per quelli relativi all'inflazione e alla crescita economica, che verranno resi noti domani (questo dossier).

 

Nel periodo gennaio-marzo il Dragone ha assistito a un aumento di quasi 200 miliardi di dollari delle riserve in valuta estera - già le più imponenti al mondo - che arrivano così a quota 3044.7 miliardi di dollari. Tradizionalmente gli incrementi nelle riserve vengono letti in relazione alla forza dell'export cinese, che riporta sistematicamente un surplus commerciale nella bilancia dei pagamenti con le altre nazioni. Ma nello stesso periodo Pechino ha registrato - sempre secondo i dati ufficiali-  il primo deficit commerciale degli ultimi sette anni, pari a circa 1.02 miliardi di dollari (questo articolo): molti analisti, quindi attribuiscono la nuova zampata delle riserve forex a un ingente afflusso di capitali dall'estero.

 

I nuovi prestiti concessi dalle banche cinesi nel mese di marzo hanno raggiunto quota 679.4 miliardi di yuan (72 miliardi di euro, 104 miliardi di dollari), in aumento rispetto ai 535.6 miliardi di febbraio, mentre la liquidità in circolazione ha registrato un aumento del 16.6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il governo di Pechino è da tempo impegnato in una complessa battaglia per ridurre l'inflazione e contenere i rischi di un surriscaldamento dell'economia: dopo la corsa al credito facile del biennio 2009-2010 (17500 miliardi di yuan in nuovi prestiti, pari a circa 1860 miliardi di euro al cambio attuale), dall'ottobre scorso ad oggi la Banca centrale ha aumentato quattro volte i tassi d'interesse e ha innalzato i requisiti di riserva obbligatoria delle banche ben sei volte. I dati di oggi lasciano presagire ulteriori misure restrittive, specialmente se dovessero rivelarsi vere le previsioni secondo le quali l'indice dei prezzi al consumo del mese di marzo è aumentato del 5.3%-5.4%.

 

Questi dati economici potranno avere una ripercussione anche sul vertice G20 in programma stasera a Washington, dove si cerca un accordo sui fattori capaci di segnalare quegli squilibri nel mercato globale che hanno condotto alla crisi finanziaria del 2008. Al vertice di Parigi del febbraio scorso erano stati fissati alcuni parametri (debito pubblico e deficit fiscale, debito privato e tassi sui risparmi) che dovrebbero essere impiegati come segnali d'allarme per evitare gli squilibri sul mercato globale che hanno condotto alla crisi del 2008. Da tali parametri, tuttavia, erano state escluse le riserve in valuta estera, proprio su impulso di Pechino. La Cina, in particolare, viene accusata di garantirsi un vantaggio sleale nei commerci con l'estero e di incrementare le sue riserve in valuta estera grazie a un tasso di cambio pilotato dello yuan, che verrebbe scambiato a un valore inferiore a quello reale. "Aumenteremo la flessibilità del tasso di cambio dello yuan per eliminare quelle condizioni monetarie che alimentano l'inflazione" ha detto ieri il premier cinese Wen Jiabao nel suo discorso al Consiglio di Stato. Ma sulla "concertazione internazionale" della quale si discute al G20 finanziario, la linea sembra quella espressa recentemente dal viceministro delle Finanze di Pechino Li Yong, secondo il quale limiti e parametri potrebbero essere impiegati come uno "strumento politico" per contenere la crescita economica della Cina e delle altre economie emergenti.

 

di Antonio Talia

 

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