RISERVE FOREX CINESI: E' ANCORA RECORD
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RISERVE FOREX CINESI: E' ANCORA RECORD

RISERVE FOREX CINESI: E' ANCORA RECORD

Economia
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Le riserve cinesi, già da tempo le più vaste al mondo, continuano ad aumentare sostenute dagli ingenti investimenti diretti dall'estero e dai vastissimi surplus commerciali riportati da Pechino, ma anche grazie ai continui afflussi di "hot money", capitali che affluiscono per brevi periodi di tempo con fini evidentemente speculativi. Ma le riserve rappresentano anche un indicatore fondamentale per controllare le manovre della Banca centrale sul mercato valutario, in quanto riflettono gli acquisti di moneta straniera tesi a stabilizzare lo yuan-renminbi. Inoltre, vanno ad aggiungersi alla già notevole pressione inflazionaria che la Cina sta affrontando da tempo, e che a giugno ha condotto l'indice dei prezzi al consumo ad un aumento del 6.4%, segnando il record degli ultimi tre anni (questo articolo): "Stiamo accumulando troppa valuta estera e non sappiamo come sterilizzare il corrispondente aumento di liquidità sul mercato interno" aveva avvertito ad aprile il governatore della Banca centrale Zhou Xiaochuan, nel corso di un seminario all'Università Tsinghua di Pechino. Ma, ovviamente, non c'è solo un risvolto interno: gran parte delle riserve valutarie vengono investite per acquistare titoli di debito pubblico straniero, soprattutto statunitense. "Se l'Europa è in difficoltà l'aiuteremo - aveva dichiarato due settimane fa il premier cinese Wen Jiabao durante la sua visita in Germania - la Cina è disposta ad aiutare i Paesi a seconda delle loro necessità acquistando una certa quantità del loro debito pubblico" (questo articolo). Un'affermazione particolarmente significativa in queste ore, mentre la crisi del debito pubblico europeo minaccia nuovi, catastrofici effetti, soprattutto sull'Italia. Nonostante il Dragone non riveli mai l'esatta composizione delle sue riserve Forex, nel settembre dello scorso anno (quando la valuta estera in mano cinese si attestava ancora intorno ai 2450 miliardi di dollari) anonime fonti governative citate dal China Securities Journal rendevano noto che la stragrande maggioranza di esse (65%) era da ritenersi denominata in dollari, seguiti a una certa distanza da bond europei (26%), sterline britanniche (5%) e yen giapponesi (3%), cifre in linea con le proiezioni di economisti e analisti occidentali.  
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