La strategia cinese che punta a una nuova valuta per le riserve internazionali si arricchisce di un altro tassello, che possiede anche tutti i crismi dell'ufficialità: nel suo rapporto annuale sulla stabilità finanziaria – pubblicato venerdì scorso- la Banca Centrale di Pechino afferma che il paese "spingerà per una riforma che renda più stabile e razionale il sistema valutario internazionale". Anche se nel dossier il dollaro non viene mai nominato, si tratta di una posizione che ricalca quella assunta dal governatore della Banca Centrale Zhou Xiaochuan, che nel marzo scorso aveva dichiarato la necessità di adottare gli Special Drawing Rights, o Diritti Speciali di Prelievo – una moneta "virtuale" basata su un paniere di diverse valute nazionali creata dal FMI negli anni - come vera valuta di riserva per le economie mondiali. Stavolta, però, il fatto che gli SDR vengano inclusi nel rapporto sulla stabilità della People's Bank of China sembra conferire all'idea lo status di posizione ufficiale del Consiglio di Stato, il governo cinese. La leadership di Pechino, compreso il premier Wen Jiabao, ha espresso più volte negli ultimi mesi le sue preoccupazioni sulla tenuta del dollaro, che da solo costituisce la maggior parte delle riserve in valuta straniera detenuta dalla Cina, stimabili in circa 2mila miliardi di dollari. Il Dragone, in pratica, teme che la prevalenza del dollaro aumenti gli squilibri finanziari globali e che il massiccio ricorso al credito da parte degli USA per sostenere il loro stimolo all'economia possa provocare un'ondata di inflazione che andrebbe a colpire per prima la Cina, proprio a causa dell'immensa quota di dollari presente nelle sue riserve. Nella proposta targata Pechino, il Fondo Monetario Internazionale dovrebbe venire riformato per "aumentare i diritti dei mercati emergenti e dei paesi in via di sviluppo" e "controllare direttamente una parte delle riserve in possesso degli stati membri"; il rapporto, peraltro, arriva giusto il giorno dopo le significative dichiarazioni di Li Lianzhong, influente accademico a capo del più importante think-tank economico del Partito Comunista Cinese. "Gli Stati Uniti stanno stampando una quantità enorme di banconote, quindi non c'è dubbio che il dollaro perderà di valore" ha detto Li. Secondo l'accademico per sostenere la sua crescita la Cina dovrebbe privilegiare l'acquisto di oro a quello di dollari, e lo yuan- la moneta cinese- dovrebbe diventare la quinta valuta del paniere SDR insieme a dollaro, euro, sterlina e yen giapponese. "Una seconda buona ragione per acquistare più oro è che lo yuan potrebbe diventare esso stesso una valuta di riserva, un giorno" ha concluso Li. Lo yuan/RMB, non è ancora convertibile in conto capitale, il che lo rende una moneta inutilizzabile negli scambi finanziari con altre valute non direttamente collegati al commercio, e quindi non acquistabile come moneta di riserva, in quanto le banche centrali non potrebbero convertirlo in tempi brevi in caso di necessità. Ma da qualche tempo a questa parte Pechino sta adottando diverse misure come primo passo per fare dello yuan una moneta convertibile; basti pensare agli swap di valuta per 650 miliardi messi in cantiere con sei paesi da dicembre ad oggi, che rendono i commerci con queste nazioni praticabili direttamente in yuan e non più in dollari. Attualmente l'SDR è un paniere basato per il 44% sul dollaro, per il 34% sull' euro, e per il restante 22% diviso in parti uguali tra yen giapponese e sterlina; l'ipotesi della Cina è una suddivisione in parti uguali da 20% tra le quattro valute più l'aggiunta del renminbi. Il processo di convertibilità dello yuan appare ancora lungo, ma l'attuale crisi economica finanziaria potrebbe accelerarlo, e Pechino non vuole farsi trovare impreparata. E per sostenere la sua visione monetaria, che corre in parallelo al mantra dell'amministrazione Hu Jintao sul "mondo multipolare", la Cina si è detta pronta ad acquistare dal Fondo Monetario Internazionale bond in SDR fino a 50 miliardi di dollari.