Liu Xiaoyuan, il secondo dei due avvocati, ha reso noto in un'intervista rilasciata mercoledì di essere stato rilasciato il giorno prima dopo cinque giorni di sequestro. L'uomo ha raccontato di essere stato imbavagliato, caricato su un furgone e trasportato in un luogo a lui tuttora sconosciuto. Sebbene non sia stata rivolta a Liu nessuna domanda diretta sull'artista Ai Weiwei, l'avvocato non ha dubbi: la sua detenzione ha a che fare con le sue dichiarazioni di voler difendere l'amico. "Se la famiglia me lo chiedesse, lo difenderei subito" aveva detto Liu qualche giorno fa a proposito dell'arresto dell'archistar che ha attirato le critiche di gran parte della comunità internazionale. Secondo quanto riferito da Pechino, Ai – il cui luogo di detenzione è ancora avvolto nel mistero – sarebbe indagato per reati economici (questo articolo), ma sono in molti a pensare che si tratti solo di una montatura e che il vero motivo della prigionia sia legato alle critiche che l'artista ha spesso rivolto al governo centrale.
Secondo quanto riferito dal gruppo per la difesa dei diritti umani Chinese Human Rights Defenders, dalla metà di febbraio almeno 39 persone tra attivisti, avvocati, e dissidenti sono state fermate o arrestate, mentre 18 sarebbero spariti nel nulla. Una conseguenza diretta di quello stretto giro di vite messo in atto dal governo centrale da quando, alla fine di febbraio, si è assistito ad alcuni "raduni dei Gelsomini" a Pechino e Shanghai (questo dossier). E sebbene si sia trattato solo di timide manifestazioni senza successo, ciò sembra sia bastato per far alzare il livello di guardia di Pechino. Immediata la stretta al criticismo nei confronti del Partito comunista che ha visto finire in manette attivisti, manifestanti e, naturalmente, i dissidenti che avevano invitato la popolazione a protestare.
di Sonia Montrella
DIETRO LE SBARRE ANCHE IL DISSIDENTE CHEN WEI
ATTIVISTA LIU XIANBIN CONDANNATO A 10 ANNI
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