RIFORME ED EDITORIALI: SEGNALI PER IL PARTITO

RIFORME ED EDITORIALI: SEGNALI PER IL PARTITO

di Antonio Talia e Giovanna Di Vincenzo

Pechino, 24 feb.- Un editoriale sul Quotidiano del Popolo e la tanto attesa riforma del diritto di residenza sono sufficienti per intravedere cambiamenti nella linea politica della leadership cinese?

 

"MEGLIO LE CRITICHE DELLA CRISI"

 

L'articolo pubblicato giovedì sul Quotidiano del Popolo s'intitola "Meglio le critiche della crisi", e invita il Partito Comunista Cinese ad assumere rischi concreti per attuare le riforme.  L'editoriale usa toni molto diretti: "Alcuni dirigenti potrebbero scegliere di mantenere lo status quo per non attirare critiche sul loro operato, ma questa condotta condurrebbe solamente il partito a una crisi. Nella strada verso le riforme, ciò deve davvero causare un allarme non è tanto la voce di chi si oppone, quanto il fatto che le riforme si possano interrompere ai primi attacchi".

Il Quotidiano del Popolo non elabora un'agenda, non indica esplicitamente dove intervenire, ma si limita ad affermare che i dirigenti del Partito dovrebbero intervenire anche su "temi sensibili e difficili" perché "le riforme semplici sono già state attuate quasi tutte" e ciò che resta sono quelle "veramente complesse, che non possono essere rimandate".

 

L'articolo ha innescato un dibattito tra i netizen cinesi, che al momento non sembrano molto impressionati dal richiamo del Quotidiano del Popolo. "Wen Jiabao parla di riforme da tempo, e finora i suoi discorsi sono stati inutili - ha dichiarato secco al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post un decano del giornalismo cinese come Li Datong - e non vedo come un semplice editoriale del Quotidiano del Popolo possa condurre a qualcosa". Li sottolinea anche che l'articolo è firmato "dipartimento editoriale", non è stato pubblicato in prima pagina, e potrebbe non aver avuto bisogno di una rilettura da parte dei vertici del PCC: "Mi sembra che si tratti solo di un gruppo di persone all'interno del giornale che chiede sostegno alle riforme - dice Li - utilizzando come pretesto il ventesimo anniversario del viaggio di Deng Xiaoping nelle province meridionali".

 

Negli ultimi mesi, il famoso viaggio di Deng - che in una serie di conferenze attaccò gli elementi del PCC contrari alle riforme e all'apertura - è stato usato spesso da alcuni giornali come pretesto per sollevare la questione delle riforme.
 

 

LA RIFORMA DELL'HUKOU

 

Mentre alcuni media si muovono, dai vertici arriva un altro segnale. Tutto da interpretare: nella notte tra giovedì e venerdì il governo ha pubblicato le linee generali della riforma del diritto di residenza. Si tratta di un passo avanti: la residenza, "hukou", è un potente strumento di controllo sociale lanciato in epoca maoista che di fatto suddivide i cinesi in residenti nelle zone urbane e residenti delle aree rurali, e priva quest'ultimi di una serie di diritti – dalla scuola per i figli fino a un minimo di assistenza sanitaria - quando decidono di trasferirsi nelle zone industrializzate della costa alla ricerca di un lavoro.

La riforma non è epocale, esclude ancora le città principali. Pechino, ad esempio, continua a tenere sotto controllo la popolazione, e così tutte le metropoli più importanti. Ma per la prima volta chi ha un lavoro e un domicilio stabile e legale potrà risiedere - insieme a coniuge, figli non sposati e genitori - nelle città minori e ottenere un livello minimo di welfare, che finora era stato negato.

 

Intorno alla pubblicazione di queste linee generali c'è un piccolo mistero: la data di approvazione risale a un anno fa, segno che i provvedimenti erano già stati comunicati ai funzionari da tempo, ma sono state rese note solo ora al pubblico per fare in modo che le amministrazioni locali si preparassero a un'ondata di richieste.

 

Le pressioni su una riforma dell'hukou si moltiplicano: nel 2011, proprio in questo periodo, ben 13 diversi giornali pubblicarono un editoriale per chiederne l'abolizione. L'articolo mostrava un dato preoccupante, diffuso dall'Ufficio Nazionale di Statistica: nel 2009 il rapporto medio tra il reddito di un residente urbano e quello di un residente rurale ha toccato quota 3.33 a 1, segnando la più ampia disparità tra città e campagne dal 1978, l'anno in cui la Cina varò le prime riforme economiche.  Sembra che i direttori che diedero semaforo verde all'articolo furono ufficialmente richiamati dai funzionari. Ora, un anno dopo, una minima parte del loro appello è stata accolta.

 

LEGGERE LE FOGLIE DI TE'

 

In Cina si dice che provare a interpretare le linee politiche che vengono da Zhongnanhai – la "nuova città proibita" dove risiedono i massimi leader del PCC - è come leggere le foglie di tè. Qualcosa che ha più a che vedere con la chiromanzia che con l'analisi politica.  Ma forse l'editoriale del Quotidiano del Popolo e la riforma dell'hukou possono essere letti  come il segnale di un dibattito molto serrato all'interno della leadership. Vicende recenti come il caso Wang Lijun e la pubblicazione del rapporto "China 2030" aprono a scenari affascinanti.

 

Dirigenti più vicini all'economia di mercato che escono allo scoperto? Resistenze da parte dei più conservatori? Mancano ancora parecchi mesi a ottobre, al congresso che segnerà il debutto della nuova generazione di leader. E di sicuro ci saranno molte altre foglie di tè da interpretare.


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