Pechino, 29 lug.- Pechino sta scaldando i motori per la riforma dei salari di cui si parlava datempo: Yin Chengji, portavoce del ministero delle Risorse Umane e dellaSicurezza Sociale, ha dichiarato ieri che le nuove regole, sulle quali si èiniziato a discutere nel 2008, verranno presso sottoposte al Consiglio di Stato– in pratica, il governo cinese – e potrebbero essere approvate entro la finedel 2010. L'obiettivo della riformasembra chiaro: evitare il consolidarsi di sacche di malcontento che potrebberoturbare la stabilità sociale in Cina. Il gap tra i redditi delle città e delle campagne e quello tra i lavoratori delsettore pubblico e quelli del privato si fa sempre più evidente. Secondo i datiufficiali pubblicati a marzo dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino,nel 2009 il reddito medio di unresidente urbano si è attestato a quota 17.175 yuan (circa 1800 euro) contro i5153 yuan percepiti da un abitante delle zone rurali, un rapporto di 3,33 ad 1che segna la più ampia disparità mai registrata dal 1978, l'anno in cui vennerovarate le prime riforme economiche. Inoltre, gli impiegati che lavorano in unodei monopoli pubblici – come ad esempio le telecomunicazioni o le risorsenaturali – percepiscono in media uno stipendiotriplo rispetto a quello di chi lavora nel privato, e arrivano a guadagnare trale cinque e le dieci volte tanto con contratti che includono benefit comealloggi gratis e una migliore previdenza sanitaria; una situazione che haalimentato proteste in varie zone del paese e ha provocato una fuga di massadei nuovi laureati verso la ricerca di un posto nelle aziende di Stato.
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