Pechino, 24 set. - I ricercatori italiani in Cina sono una forza consistente ma ancora scarsamente nota anche agli stessi addetti del settore. Per questo l'Ambasciata d'Italia a Pechino, il suo ufficio di cooperazione scientifica e tecnologica e i nove ricercatori italiani appena arrivati nel paese per un programma comunitario di due anni, hanno ideato e lanciato un sito internet attraverso il quale farsi conoscere.
Il sito www.italychinasciencetechnology.com è stato presentato oggi nella capitale cinese e sarà operativo fra due settimane. Al suo interno le pagine personali dei ricercatori, i progetti che portano avanti in Cina e l'andamento della collaborazione scientifica e tecnologia fra Italia e Cina. Tale collaborazione è uno degli elementi più importanti delle relazioni della Cina con il mondo esterno poiché, come ha ricordato l'Ambasciatore d'Italia Riccardo Sessa durante la presentazione, "la Cina sta investendo per passare da fabbrica del mondo a laboratorio del mondo", e lo fa con 16 milioni di studenti provenienti da 1500 università, e un investimento in ricerca e sviluppo che entro il 2020 sarà del 2,5% del PIL.
Innegabile allora che lo scambio scientifico e tecnologico sia un settore ad alto potenziale di sviluppo. La ricerca è anche "un'opportunità per le imprese di trovare applicazione concreta della conoscenza" spiega Giuseppe Rao, il consigliere scientifico dell'Ambascita di Pechino e promotore dell'iniziativa. "A questi livelli, ai livelli più alti della ricerca, non si sa quello che succede in Cina", dice, così come non si ha un quadro chiaro di quanti ricercatori italiani siano coinvolti in progetti scientifici e tecnologici nel Paese. L'obiettivo del sito internet è anche quello di realizzare un inventario di tali progetti, grazie alla possibilità offerta ai ricercatori di integrare la piattaforma. Anche perché gli italiani sono fra i più attivi nel campo della ricerca scientifica.
Quest'anno la Commissione Europea ha lanciato un programma di finanziamento rivolto a giovani ricercatori nell'ambito della scienza e tecnologia provenienti da tutta Europa. Sui trenta borsisti nove sono italiani, il che fa dell'Italia il paese più rappresentato dell'Unione. I ricercatori, impegnati in ambiti che vanno dalle tecnologie ambientali alla chimica, resteranno nel Paese per un periodo di due anni ed animeranno il dialogo scientifico ed accademico fra l'Italia e la Cina, una strada che ha il potenziale per attrarre cervelli in fuga da precariato e scarsi investimenti nella ricerca.
Antonia Cimini