RIARMO TAIWAN, ANCORA UN MONITO DELLA CINA
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RIARMO TAIWAN, ANCORA UN MONITO DELLA CINA

RIARMO TAIWAN, ANCORA UN MONITO DELLA CINA

Politica internazionale
RIARMO TAIWAN, ANCORA UN MONITO DELLA CINA
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Pechino, 23 set. - La Cina torna ad alzare la voce con gli Stati Uniti e intima Washington di fare un passo indietro sulla questione del riarmo di Taiwan. Il ministro degli Esteri di Pechino, Yang Jiechi, a margine dei lavori dell'Assemblea Generale dell'Onu, ha detto che se gli Usa non vogliono danneggiare le relazioni sino-americane debbono cancellare l'accordo da 5,85 miliardi di dollari con Taipei e annullare ogni intesa militare con l'isola, considerata da Pechino, parte integrante della Cina.

 

Intanto il riarmo della provincia ribelle spacca anche Washington dove il Senato ha rigettato la proposta dell'ala repubblicana di aggiungere i 66 F-16 C/D richiesti da Taiwan al pacchetto armi già comprensivo di un sistema radar AESA per gli F-16 A/B, missili aria-aria più avanzati e un sistema di individuazione che aiuti i piloti a centrare il bersaglio.  Gli Stati Uniti – ha sottolineato John Cornyn, senatore repubblicano del Texas - hanno delle responsabilità nei confronti dell'isola sancite dal Taiwan Relation Act del 1979. Secondo quanto sancito dall'accordo, gli Usa devono rifornire Taipei di equipaggiamenti bellici in caso di attacco. E la flotta taiwanese – ha continuato Cornyn – è ormai obsoleta. Attualmente l'Air Force dell'ex Formosa è costituita da F-16 A/B di venti anni fa – sono pochi i Paesi al mondo che utilizzano ancora questo genere di jet -, dei caccia French Mirage 2000-5 anch'essi vecchi di 20 anni e da caccia F-5 dell'età di 35 anni. Gli F-16 C/D cui brama Taipei sono in grado di trasportare più bombe e di condurre attacchi più mirati contro bersagli terrestri.

 

L'ammodernamento dei 145 F-16 A/B è paragonabile a una flotta formata da F-16 C/D, ribattono i democratici, impegnati – secondo gli analisti - in una doppia partita: quella con l'alleato cui devono assicurare il proprio sostegno, e quella con Pechino, maggior creditore degli Usa per cui il riarmo dei 'ribelli' rappresenta una questione massima sensibilità.  La vendita di armi a Taiwan - isola che si proclama indipendente, ma che per la Cina è parte integrante del proprio territorio – costituisce infatti uno dei principali nodi al pettine nei rapporti tra Pechino e Washington. L'anno scorso, la vendita di un carico di armi da 6,4 miliardi di dollari, autorizzata da Bush e approvata da Obama, scatenò l'ira di Pechino. Immediato il congelamento dei rapporti militari tra le due super potenze fino la riapertura dei colloqui a fine anno.

 

Quanto al sostegno all'isola dell'amministrazione Obama, il presidente del Comitato statunitense per le Relazioni estere del Senato John Kerry, in risposta ai repubblicani, ha dichiarato che in meno di tre anni l'attuale governo ha inviato a Taipei armi per 12 miliardi di dollari, mentre l'amministrazione Bush ha totalizzato i 15 miliardi in due mandati. 

 

di Sonia Montrella

 

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