Roma, 14 gen.- Si apre un nuovo fascicolo nella spy story industriale della Renault. Giovedì la casa automobilistica francese ha presentato denuncia contro ignoti presso il tribunale di Parigi. E su una generica "potenza estera" – finora i sospetti sono ricaduti sulla Cina - pendono ora le accuse di "spionaggio industriale, appropriazione indebita, corruzione, furto e ricettazione" di dati industriali relativi al progetto di una macchina elettrica nato in collaborazione con la casa nipponica Nissan Motors.
Coinvolti nello scandalo aziendale, tre funzionari della casa automobilistica francese sospesi dalle loro funzioni perché accusati di essere complici nel caso di spionaggio i quali affermano di essere solo delle 'vittime'. "Respingo totalmente le accuse di Renault - aveva dichiarato giorni fa uno dei funzionari Michel Balthazard, membro della divisione progetti sospeso insieme a Bertrand Rochette e Matthieu Tenenbaum - mi considero una vittima di un 'affaire' molto più grande di me". L'uomo si era detto inoltre disposto di cooperare con le indagini insistendo che durante i suoi trent'anni in azienda il suo comportamento è sempre stato leale.
L'ipotesi della 'pista cinese' era spuntata la scorsa settimana su 'Le Figaro'. Il quotidiano francese, che ha scelto di non rivelare le sue fonti, aveva scritto che i servizi segreti francesi hanno preso "molto sul serio" la vicenda. Secondo fonti de Le Figaro un colosso pubblico dell'elettricità cinese, con sede a Pechino, avrebbe depositato 630mila euro nei conti in Svizzera e Liechtenstein di due dei tre manager della Renault licenziati. L'azienda sarebbe la China Power Grid Corporation, un nome che non corrisponde a nessuna azienda elettrica del Paese, ma che è molto simile a quella della maggiore azienda mondiale del settore, la State Grid Corporation of China. E' proprio questo colosso statale cinese che guida, nel gigante asiatico, gli sforzi per promuovere l'uso delle auto elettriche. Nel settore, la Renault, per il 15% nelle mani dello Stato, ha già investito insieme al partner Nissan circa 4 miliardi di euro.
Le informazioni segrete divulgate all'esterno, secondo le fonti del giornale, riguarderebbero la batteria e il motore dei futuri veicoli elettrici (veicoli che dovrebbero arrivare sul mercato a partire dal 2012). La Cina ha lanciato da qualche tempo un ambizioso programma di sviluppo dei veicoli elettrici, un programma che raggruppa nella ricerca 16 produttori pubblici, guidati proprio dal colosso pubblico, e su cui il gigante pubblico prevede di investire circa 15 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Proprio il colosso cinese ha annunciato la settimana scorsa che comincerà nel 2011 la costruzione di una rete di stazioni di ricarica di batterie per veicoli elettrici nelle città di Pechino, Tianjin, Nefei e Nanchang. La discesa in campo di Pechino ha suscitato un'immediata reazione da parte del governo cinese che ha reagito con durezza alle insinuazioni. "Riteniamo che la gente che sta dicendo che la Cina sia dietro questo caso sia totalmente irresponsabile e che si tratti di accuse infondate. La Cina non le accetterà", ha affermato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Hong Lei.
Intanto l'episodio ha fatto salire la tensione tra i due Paesi. Le relazioni tra Francia e Cina si erano tese due anni fa quando il presidente francese, Nicolas Sarkozy, aveva criticato la politica di Pechino nel Tibet. Ma la visita di Hu Jintao a Parigi l'anno scorso, in un momento in cui Parigi cercava l'appoggio di Pechino per riformare il sistema monetario internazionale sotto presidenza francese del G20, aveva aiutato a rasserenare gli animi: ora il caso Renault rischia di cancellare gli sforzi della diplomazia.
di Sonia Montrella
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