REGLING: NON C'E' ACCORDO SPECIFICO CON LA CINA
Pechino, 28 ott.- "Non c'è un accordo specifico con la Cina, e non mi aspetto di raggiungerlo oggi": il giorno dopo l'accordo dell'ultimo minuto tra i leader dell'Eurozona per evitare il contagio della crisi, il direttore del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF) Klaus Regling vola a Pechino, per una serie di incontri con i funzionari della Banca centrale cinese e del ministero delle Finanze.
"Si tratta di incontri di routine, fissati da tempo" ha dichiarato più volte Regling nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella mattinata di venerdì nella capitale cinese. "La Cina è un acquirente regolare dei bond emessi dal fondo di stabilità, e tutti sappiamo che Pechino ha un particolare bisogno di investire i suoi surplus. Attualmente i bond sono l'unico veicolo di investimento, ma stiamo svillupando nuovi strumenti per attrarre gli investitori, e voglio sentire altri pareri su come il fondo potrebbe strutturare tali proposte".
Ma la tempistica del viaggio di Regling viene letta dagli osservatori in stretta connessione con le voci diffuse nelle scorse settimane su un possibile intervento della Cina a salvataggio del debito pubblico europeo. Voci che nelle ultime ore hanno subito un'accelerazione: poco dopo il raggiungimento dell'accordo di giovedì, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha telefonato al presidente cinese Hu Jintao e subito dopo, in un'intervista tv, ha difeso l'idea dell'ingresso del Dragone: "Se la Cina, che possiede il 60% delle riserve globali, dovesse decidere di investire sull'euro anziché sul dollaro, perché rifiutare?", ha detto l'uomo dell'Eliseo.
I media cinesi e quelli stranieri diffondono da giorni voci sull'ingresso imminente della Cina nella risoluzione del puzzle europeo: mercoledì il quotidiano China Daily - citando una fonte anonima "vicina ai negoziati"- sosteneva che Pechino sarebbe pronta a investire nel Vecchio Continente attraverso il Fondo Monetario Internazionale, una mossa che consentirebbe al Dragone di ottenere anche "un maggiore prestigio e maggiori quote all'interno dell'FMI". Il Financial Times, invece, riferisce di un possibile contributo da 100 miliardi di dollari.
Ma, al momento, i commenti ufficiali dei funzionari cinesi non vanno al di là di una generica approvazione per il piano di salvataggio messo a punto dall'Europa: Pechino ha confermato la sua fiducia "nell'Unione europea e nell'Eurozona", ma non si è esposta ulteriormente.
E mentre continuano a circolare le voci sull'arrivo degli investimenti cinesi, fioccano anche le ipotesi su cosa Pechino potrebbe volere in cambio del suo aiuto: si va dal riconoscimento dell'economia di mercato – che consentirebbe alle merci cinesi di evitare numerose pratiche antidumping - a un ammorbidimento sul fronte dello yuan, la moneta cinese che secondo Washington e Bruxelles viene scambiata a un valore inferiore a quello reale.
"Quando la Cina acquista bond europei, acquista gli stessi prodotti che comprano tutti gli altri investitori - ha tagliato corto Regling -, non esistono condizioni particolari, e io non sono qui per discutere di eventuali concessioni. Non fa parte del mio lavoro. Io cerco di vendere i bond emessi dall'EFSF, ed è normale andare in giro per il mondo alla ricerca di nuovi investitori".
La Cina, che siede su 3200 miliardi di dollari di riserve in valuta estera, secondo Regling è alla ricerca di "opportunità di investimento solide, sicure e interessanti". Il direttore del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria, nel corso della conferenza stampa, ha quindi escluso implicitamente la ricerca di un ritorno politico in cambio degli eventuali investimenti cinesi.
Creato lo scorso anno, il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria è stato finora utilizzato per sostenere Irlanda e Portogallo - programmi di aggiustamento definiti dal direttore "un successo"- e dispone di 440 miliardi di euro. Gli investitori, adesso, intendono capire come il fondo potrà arrivare a quota 1000 miliardi di euro per costituire una più vasta rete di protezione capace di evitare che la crisi contagi anche economie europee più importanti, come Spagna e Italia. Sul fronte iberico, Refling ha rimarcato i progressi fatti da Madrid grazie alle profonde riforme attuate negli ultimi mesi. "L'Italia ha accettato di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 - ha aggiunto il direttore del fondo di stabilità - e sono tutti percorsi molto concreti".
Diversi funzionari europei hanno sostenuto che il fondo verrà ampliato tanto attraverso l'offerta di assicurazioni agli acquirenti di debito pubblico europeo sul mercato primario che tramite nuovi veicoli d'investimento che - sperabilmente - potrebbero attrarre capitali da paesi emergenti come Cina e Brasile.
"Attualmente offriamo solamente bond - ha ribadito Regling - e stiamo studiando altre forme di finanziamento. Ma su questi nuovi veicoli finanziari non posso ancora dire nulla".
di Antonio Talia
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