Regì a italiana per Sh Contemporary
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Regì a italiana per Sh Contemporary

Regì a italiana per Sh Contemporary

Shanghai. Bologna Fiere Group gestisce l'esposizione cinese (8-11 settembre) con un budget da un milione
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Shanghai è sempre stata considerata la porta della modernità in Cina. Primo mercato al mondo di compravendite di opere d'arte nel 2010, la Cina è un hub strategico per avviare la scoperta e la diffusione dell'arte contemporanea nel l'area asiatica.
Bologna Fiere Group Company, gruppo che organizza a Bologna ArteFiera, in collaborazione con Shanghai International Cultural Communication Association, già dal 2007 si è spinta fin qua con grande lungimiranza. Infatti, nei primi sei mesi di quest'anno, nonostante la crisi, gli incanti di Hong Kong hanno totalizzato 4,28 milioni di dollari di Hong Kong (HK$), cioè 549 milioni di dollari, più del doppio delle vendite del primo semestre del 2010 con il valore delle opere dell'arte cinese in crescita, raggiungendo i livelli record precedenti alla crisi del 2008.
Bologna Fiere con Sh Contemporary 2011, in programma dall'8 all'11 settembre, punta sulla qualità del prodotto: «Intendiamo mostrare il meglio dell'arte asiatica e cinese contemporanea, sia che si tratti di artisti conosciuti, rappresentati da gallerie di fama, sia che si tratti di artisti emergenti, legati a giovani gallerie» spiega Massimo Torrigiani, classe 1966, nuovo direttore artistico della fiera, che quest'anno conta 86 gallerie, tre in più rispetto al 2010 e sette in più del 2009.
«Il budget della fiera è un milione come l'anno scorso – prosegue –; abbiamo razionalizzato le spese e concentrato su Shanghai tutte le funzioni organizzative. La flessione del mercato americano ci ha spinto a trascurare gli investimenti pubblicitari sulle riviste americane».
Come sarà articolata la fiera? «Parte del budget sostiene ArthubAsia, un progetto diretto da tre curatori che vivono in Asia – Davide Quadrio, Defne Ayas e Qui Zhijie – articolato in First Issu rivolto agli artisti emergenti che hanno esposto per la prima volta tra il 2010-11 e Hot Spots raccolto attorno a progetti di autori affermati realizzati in collaborazione con le loro gallerie», molte delle quali vantano sedi in Asia e in Occidente. E una sezione dedicata alla fotografia con l'Asia Pacific Photography Prize.
«I cinesi amano l'arte – continua Torrigiani –; sono numerosi i grandi collezionisti che comperano soprattutto artisti cinesi già noti sul mercato, con quotazioni stabili». Qui, come in tutti i sistemi dell'arte, l'interazione tra collezionisti, case d'aste e alcune gallerie risulta essere fondamentale nel fare crescere e mantenere stabili le quotazioni. «I primi collezionisti oggi hanno circa settant'anni – prosegue il direttore artistico –; i più giovani, tra i 40 e 50 anni, sono interessati all'arte asiatica e a quella occidentale, spesso hanno viaggiato e studiato all'estero e a volte hanno gusti e sensibilità vicine a quelle dei loro coetanei di altri paesi».
Infatti cresce il numero di collezionisti che acquista lavori di autori non solo cinesi, ma anche asiatici e occidentali. «Un ulteriore impulso al mercato lo danno i cinese che vivono all'estero in Malesia, Indonesia e Australia e anche i taiwanesi sono eccezionali compratori. Questa generazione di giovani collezionisti sostiene il lavoro delle giovani gallerie, alcune come Star Gallery sono già incredibilmente potenti: trattano arte cinese di derivazione neopop, che non ha niente a che vedere con il pop occidentale».
I collezionisti privati aprono i loro musei o spazi e molti inaugurano le nuove esposizioni durante la fiera. Già lo scorso anno SH Contemporary ha promosso un importante progetto, il Private Art Museum Alliance, un'alleanza tra 28 musei privati, come l'Uca a Beijing di Guy Ullen, insieme a istituzioni museali di grande prestigio come il Rockbund. A Shanghai uno dei più attivi è il museo della MinSheng Bank. «Il Minsheng Art Museum – chiarisce Torrigiani – propone una retrospettiva dedicata alla video arte cinese degli ultimi 25 anni e insieme a Porsche China promuove il Collector Development Programme (Cdp), programma educativo per i collezionisti» conferma Torrigiani.
Ma gli artisti cinesi ormai sono moltissimi, come selezionarli? «Siamo partiti dalle gallerie, per più di un anno abbiamo viaggiato in Cina, incontrando artisti, curatori, collezionisti, poi la selezione è avvenuta considerando i programmi delle gallerie e il sostegno internazionale agli artisti. Certo il successo della fiera si potrà verificare alla fine quando sapremo cosa e quanto le gallerie hanno venduto; di certo abbiamo selezionato quanto di più interessante si muove sul mercato cinese dell'arte contemporanea».
Solo in Cina? «No, cerchiamo di mostrare le altre realtà asiatiche, dall'India con la galleria Nature Morte di New Delhi (rappresenta Dayanita Singh, Subodh Gupta e Chitra Ganesh.) da Taiwan con Tina Keng e Lin & Lin, dalla Corea Skape e Cosmos». Mentre dall'Italia ci sono Raffaella De Chirico, Photology, mc2, Aike-Dell'Arco ed Ermanno Tedeschi.
Chi sono gli artisti che consiglia di seguire? «Tra gli affermati Ju Ming (1938), Fang Lijun (1963), Liu Xiadong (1963) che ha vissuto molti anni negli Stati Uniti e poi è tornato in Cina, Wang Yidong (1955), Zhang Dali (1963), Yan Pei-Ming (1960), Liu Ye (1963), Wang Xingwei (1969). Tra i giovani con quotazioni attorno ai 30mila euro, osserverei con attenzione Chen Ke (1978), Kao Yu (1981), Li Song Song (1973), Si Peng (1980), Na Yang (1983) e Qui Xiaofei (1977)» conclude il direttore artistico.
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13/08/2011
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