RECORD DEFICIT COMMERCIALE, PBOC CORRE AI RIPARI

Pechino, 12 mar.- Colpo di scena nella bilancia commerciale del Dragone,che nel mese di febbraio registra un deficit di 31,48 miliardi didollari (23,9 miliardi di euro), ai massimi dal 1989. I dati pubblicatisabato dall'Amministrazione Generale delle Dogane dimostrano come laCina, il maggiore esportatore mondiale, stia risentendo della crisidell'Eurozona e della stasi dell'economia americana. La débâcleeconomica internazionale ha avuto ripercussioni proprio sulleesportazioni cinesi, che nello scorso mese sono aumentate del 18,4% subase annua, per un totale di 114,47 miliardi di dollari (87,2 miliardidi euro) rispetto alle importazioni, che invece registrano un aumentodel 39,6 %, per un totale di 145,96 miliardi di dollari (111,2 miliardidi euro).
Gli analisti si aspettavano un deficit commerciale, ma non a livelli da record.L'economia del Dragone, soprattutto nella fase iniziale dell'anno,presenta delle distorsioni dovute al Capodanno Cinese -tipicamentecaratterizzato da un inusuale aumento dei consumi - e dall'acquisto diprodotti intermedi che - dopo il processo di lavorazione industriale -vengono destinati all'export. La Cina ha infatti importato una quantitàrecord di 23,64 milioni di tonnellate di greggio lo scorso mese,assieme a enormi quantità di materie prime come il rame e il ferro.
Le statistiche preoccupano le autorità cinesi, che tengonoparticolarmente d'occhio le questioni relative alla bilanciacommerciale per via delle dispute con gli Stati Uniti.
Washington accusa la Cina di mantenere artificialmente basso il valore dello yuan peragevolare gli esportatori cinesi. Nonostante il deficit da record difebbraio, secondo gli esperti la Cina continuerà a registrare unsurplus commerciale per l'intero 2012.
Per la seconda economia mondiale l'Anno del Drago non è proprio iniziato col botto.Al deficit del commercio estero cinese si accompagna una diminuzionedell'inflazione nel mese di febbraio ma anche un calo della crescitaindustriale, fattori che, secondo gli analisti, porteranno Pechino aspingere su politiche monetarie espansive, sulla scia della sforbiciataai requisiti di riserva avviata alla fine dello scorso mese.
Proprio lunedì il governatore della Banca Centrale cinese,Zhou Xiaochuan, ha lasciato intendere che Pechino farà ancora passi inavanti per allentare la politica monetaria e favorire i prestiti. "C'èmolto spazio per i tagli", assicura Zhou, riferendosi a eventualiulteriori diminuzioni del coefficiente obbligatorio di riserva dellebanche. E s'intravede nelle dichiarazioni del governatore anchel'obiettivo di una gestione "più creativa"delle riserve di valutaestera, circa 3.200 miliardi di dollari (circa 2.400 miliardi di euro)depositati nelle casse dello stato e investiti principalmente proprioin titoli di debito pubblico Usa.
Maggiore spazio al mercato e meno controllo statale, è questoil messaggio di Zhou, che si impegna a riformare il tasso di interesse,agganciandolo all'andamento del mercato, e il tasso di cambio delrenminbi, che secondo alcune dichiarazioni Pechino punta a renderevaluta convertibile entro il 2015. L'uso del renminbi verrà inoltreesteso a una grande varietà di prodotti e di operazioni commerciali alivello internazionale, in linea con la domanda del mercato.
Il Dragone cerca di equilibrare le spinte allo sviluppo e l'eccessivo surriscaldamento della macchina economica.Un equilibrio precario, secondo molti analisti, che non vedono Pechinoancora capace di allentare il controllo statale sull'economia eaffidarlo ai flussi del mercato, mossa che potrebbe compromettere lasalute delle grandi imprese di Stato. Dalle dichiarazioni di ZhouXioachuan, comunque, si evince la volontà di Pechino di proseguire conla sua politica in bilico tra il mantenimento della stabilità socialeattraverso la crescita e il tentativo di frenare le zampatedell'inflazione.
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