Rating, Cina e Bric sfidano le tre big Usa
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Rating, Cina e Bric sfidano le tre big Usa

Rating, Cina e Bric sfidano le tre big Usa

Credito. La volontà dell'agenzia di Pechino Dagong è quella di costruire un network internazionale che coinvolga anche l'Europa
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Parte dalla Cina, con l'aiuto di Romano Prodi, la santa alleanza contro lo strapotere delle tre grandi agenzie di rating americane. In un'intervista concessa ieri al China Daily, Guan Jianzhong, amministratore delegato di Dagong Global Credit Ratings, ha svelato un piano varato qualche mese fa con l'aiuto di figure politiche di primo piano, fra cui l'ex primo ministro italiano, per contrastare l'oligopolio di S&P, Moody's e Fitch che insieme controllano il 95% di un mercato da 4,45 miliardi di dollari l'anno. Il progetto prevede la costituzione di un network sovranazionale aperto ad almeno otto agenzie in rappresentanza di Europa, Stati Uniti e dei paesi che compongono il blocco dei Brics, cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. A questo scopo sono già stati avviati contatti con la sudcoreana National Information & Credit Evaluation, con la tedesca Scope Group e con la RusRatings di Mosca oltre che con agenzie in rappresentanza del blocco delle emergenti. Nel progetto di massima, il quartier generale dovrebbe essere in Europa, probabilmente in Germania, in modo da assicurare il massimo di visibilità e credibilità alla nuova entità che avrà comunque davanti a sé un compito alquanto arduo. «La nostra speranza è che l'agenzia guadagni una posizione di primo piano nel mercato globale entro cinque anni - ha spiegato Guan al quotidiano di Pechino -. Siamo perfettamente consapevoli che se un'organizzazione vuole raggiungere un riconoscimento globale, non può essere spinta da una sola nazione ed è per questo che stiamo coinvolgendo altri paesi». In passato non sono mancati tentativi di scalzare le Tre grandi sorelle ma nessuno ha mai raggiunto la massa critica per riuscire nell'impresa: oggi il comparto è popolato da 152 agenzie che vivono per lo più nell'anonimato lavorando in settori di nicchia. Ma Dagong ha dalla sua parte il potere politico ed economico della Cina, il maggior detentore di titoli di stato americani, e da qualche mese anche la seconda potenza economica del mondo avendo scavalcato il Giappone nel corso del secondo trimestre di quest'anno. E dietro all'idea del network, vi è proprio la speranza di sommare la centralità geopolitica dell'Europa alla crescente prosperità delle economie emergenti che ormai da oltre un biennio fanno da traino alla congiuntura mondiale. L'offensiva, non a caso, giunge inoltre in un momento di grande impopolarità per le tre istituzioni americane la cui immagine è stata severamente compromessa dal ruolo avuto nella crisi finanziaria del 2008, quando si è scoperto che prodotti derivati altamente tossici erano stati regolarmente approvati per la vendita al pubblico con rating di triplo A. E in tempi recenti S&P, Moody's e Fitch, ma soprattutto la prima, si sono conquistati pochi amici procedendo a ripetuti declassamenti dei rating sovrani, con il caso eclatante del taglio degli Stati Uniti operato da S&P per la prima volta nella storia a inizio agosto. Eppure, anche alla luce di queste considerazioni, conquistarsi un posto in prima fila potrebbe rivelarsi alquanto difficile per la cordata guidata da Dagong ed è da mettere in preventivo, come ha spiegato ieri Ahmed Sule, di Diadem Capital, che i suoi rating siano trascurati, almeno inizialmente. «La nuova agenzia dovrà dimostrare di essere indipendente ed autonoma se vorrà avere successo» ha commentato l'analista in una nota ai clienti. Intanto le tre agenzie americane devono registrare qualche difficoltà sul versante europeo. Ieri, secondo quanto riportato da Radiocor, la Consob ha indicato all'Esma, l'agenzia europea per la sicurezza del mercato finanziario, che anche Fitch, come le altre due maggiori agenzie di rating, al momento non soddisfa integralmente i requisiti richiesti dalla nuova direttiva dell'Unione europea emanata a luglio.
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L'oligopolio
S&P, Moody's e Fitch insieme controllano il 95% di un mercato da 4,45 miliardi di dollari l'anno. In passato non sono mancati tentativi di scalzare le Tre grandi sorelle ma nessuno ha mai raggiunto la massa critica per riuscire nell'impresa: oggi il comparto è popolato da 152 agenzie che vivono per lo più nell'anonimato lavorando in settori di nicchia. Adesso, però, il tentativo di contrastare il dominio delle grandi agenzie di rating si è fatto più pressante. L'offensiva, non a caso, giunge inoltre in un momento di grande impopolarità per le tre istituzioni americane la cui immagine è stata severamente compromessa dal ruolo avuto nella crisi finanziaria del 2008, quando si è scoperto che prodotti derivati altamente tossici erano stati regolarmente approvati per la vendita al pubblico con rating di triplo A.

07/09/2011
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