RALLENTAMENTO ECONOMIA: NEL 2011 CRESCE DEL 9,2%

Pechino, 17 gen.- La raffica di dati economici relativa all'anno appena trascorso arriva mentre le città industriali si svuotano e i lavoratori immigrati rientrano nelle province d'origine per festeggiare il capodanno cinese in famiglia: secondo quanto comunicato dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino martedì, nel 2011 l'economia del Dragone è cresciuta del 9.2%, segnando un rallentamento rispetto al 10.4% del 2010. Si tratta della crescita più contenuta in quasi tre anni.
In lieve frenata anche i dati del quarto trimestre 2011: nel periodo ottobre-dicembre il PIL cinese è cresciuto dell'8.9% (contro il +9.1% del terzo trimestre e il +9.6% del secondo), un risultato comunque migliore rispetto a quanto ci si aspettasse, dopo che un sondaggio Dow Jones tra gli analisti di settore aveva previsto un aumento dell'8.6%.
I dati disaggregati confermano il rallentamento generale: nel 2011 la produzione è cresciuta del 13.9%, a un ritmo più lento rispetto al 2010 sull'onda della riduzione della domanda da Stati Uniti e Unione europea. Crescono con meno impeto anche gli investimenti del governo in infrastrutture urbane e le vendite al dettaglio (+17.1%, di poco inferiori al 2010).
"I dati di martedì dovrebbero servire a moderare i timori su una brusca frenata dell'economia cinese - dicono gli analisti di BBVA Research in una nota - che nelle ultime settimane erano stati alimentati dal calo dell'import e del manifatturiero (questo articolo). Riteniamo che nella prima metà del 2012 si assisterà a un'ulteriore, graduale moderazione della crescita, intervallata da nuove politiche monetarie e fiscali espansive per scongiurare i pericoli di una situazione economica internazionale in fase di indebolimento".
Cambio di marcia?
Contenere un'inflazione inarrestabile è stato il principale obiettivo del governo di Pechino per tutto il 2011, perseguito attraverso una politica monetaria restrittiva (ben sei aumenti dei requisiti di riserva obbligatoria delle banche in un anno), ma già a dicembre la Banca centrale ha adottato una misura in netta controtendenza tagliando la riserva obbligatoria degli istituti di credito, segno che se l'emergenza costo della vita non è affatto rientrata, adesso la priorità consiste anche nel sostenere una crescita rallentata dalla crisi del debito pubblico europeo e dalla stasi americana.
In molti, adesso, sostengono che nel 2012 la Cina adotterà ulteriori politiche espansive per stimolare il credito e i consumi : "Riteniamo che si assisterà a un ulteriore taglio di 150-200 punti base complessivi delle riserve obbligatoria nel corso della prima metà del 2012, con la prima manovra di questo genere che arriverà probabilmente nel giro di uno o due mesi- dicono ancora gli analisti di BBVA Research- e ci attendiamo anche un taglio dei tassi d'interesse fino a 50 punti base nel secondo o terzo trimestre dell'anno".
Riflettori sulle banche
Ma intanto la complessa situazione del sistema finanziario cinese non permette alle autorità di abbassare la guardia: lunedì la China Banking Regulatory Commission - l'authority bancaria di Pechino - ha chiesto ai quattro principali istituti di credito cinesi di "ridurre i rischi relativi al credito, al mercato e alle operazioni" e ha annunciato ulteriori stress test. "Nel 2012 l'economia globale attraverserà una fase di debolezza –dicono dalla CBRC- e la Cina dovrà affrontare numerose sfide alla stabilità del suo sviluppo".
Sul sistema finanziario pesano le crescenti paure relative all'enorme debito accumulato presso le banche dalle amministrazioni locali nel periodo 2009-2010, quando Pechino ha lanciato un'imponente manovra di stimolo all'economia per contrastare la crisi scoppiata negli Usa alla fine del 2008. Anche se la Cina ha volutamente abbassato i toni sul debito delle amministrazioni locali, le stime ufficiali lo collocano a quota 10.700 miliardi di yuan (al cambio attuale 1.700 miliardi di dollari o 1.328 miliardi di euro), e nessuno sembra in grado di dire con sicurezza quanti di questi crediti siano diventati inesigibili per le banche (questo articolo). Molti investitori ritengono che in questa fase le banche cinesi stiano ristrutturando il debito attraverso una rinegoziazione dei termini e la ricerca di nuove garanzie.
Se da un lato il Dragone deve concentrarsi sulla crescita per non essere contagiato dalla crisi europea e dal blocco dell'economia Usa, dall'altro non può allentare troppo le briglie alle banche né distrarsi sul fronte della lotta al caro- vita: a dicembre l'inflazione è cresciuta del 4.1%, ai minimi degli ultimi 15 mesi, ma tuttora a ritmi che spingono la maggioranza delle famiglie a basso reddito a spendere in generi alimentari oltre il 50% delle loro entrate (questo articolo).
di Antonio Talia
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