Rallenta in Cina il manifatturiero
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Rallenta in Cina il manifatturiero

Rallenta in Cina il manifatturiero

Pechino. Pmi in calo a sorpresa a 50,4
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Mai così in basso dall'inverno del 2009. A ottobre, l'indice Pmi elaborato dalla China Federation of Logistic and Purchasing è sceso a 50,4 dal livello 51,2 di settembre.
Una flessione superiore alle attese, che conferma il rallentamento del tasso di crescita dell'economia cinese già evidenziato dai dati del terzo trimestre 2011, quando il Pil ha registrato il ritmo di espansione più lento degli ultimi due anni (+9,1 per cento). Ma da qui a parlare di atterraggio duro ce ne passa. Va considerato, infatti, che il Purchasing Managers Index è un indicatore sintetico dell'attività manifatturiera ampio e complesso, giacché compendia l'andamento della produzione industriale, della domanda domestica, delle scorte, dell'occupazione, degli ordini, del commercio estero. Per questa ragione, diversi economisti lo considerano un indice scarsamente affidabile e, in fasi di grande incertezza congiunturale come quella attuale, addirittura fuorviante.
Non solo. Un altro indice Pmi elaborato dalla Hong Kong Shanghai Bank ha fornito una fotografia esattamente opposta del trend: a ottobre l'indicatore Hsbc è salito a 51 contro il 49,9 di settembre. Facendo la sintesi dei due indicatori, si arriva alla conclusione che a ottobre entrambi i Pmi si sono attestati poco oltre la fatidica quota 50, al di sopra della quale l'attività manifatturiera è in una fase espansiva, al di sotto in fase di contrazione.
L'economia cinese, dunque, si starebbe muovendo su un crinale sottilissimo. D'altronde da mesi la congiuntura del Dragone deve fare i conti con una serie di fattori domestici e internazionali che rischia di rallentarne lo sviluppo: la politica monetaria restrittiva promossa dalla banca centrale negli ultimi 18 mesi; la profonda incertezza che grava sul settore immobiliare; il raffreddamento della domanda mondiale che penalizza l'export del made in China. Quest'ultimo fattore è sicuramente quello che preoccupa maggiormente Pechino perché è indipendente dal suo controllo, e perché lo stato di salute dell'economia cinese dipende a doppio filo dal quadro clinico del ciclo globale. Sotto quest'aspetto, il Pmi di ottobre non lascia presagire nulla di buono. «L'oscillazione più marcata è quella degli ordini alle esportazioni, segno evidente che la domanda esterna sta continuando a deteriorarsi» osserva Jun Ma, economista di Deutsche Bank.
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02/11/2011
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