Quell'avamposto sull'isola che fa litigare gli alleati
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Quell'avamposto sull'isola che fa litigare gli alleati

Quell'avamposto sull'isola che fa litigare gli alleati

Tessera strategica. Presidio fondamentale per il contenimento della Cina
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Stefano Carrer
La seconda battaglia di Okinawa non è sanguinosa come quella che nel 1945 devastò l'intera isola, ma invece di 82 giorni dura da oltre 13 anni. Anziché centinaia di migliaia di vittime, si è rischiato finora un solo morto: il reverendo protestante Taira Natsume, che per anni ha guidato la contestazione contro la costruzione di un nuovo aeroporto a Henoko che dovrebbe sostituire l'attuale base dei marine di Futenma secondo un accordo bilaterale del 2006, ora oggetto di contenzioso tra Washington e il nuovo governo di Tokyo.
Natsume è rimasto per anni in barca appena al largo della costa con altri attivisti, per disturbare le operazioni preliminari alla costruzione della pista, per lo più su terra strappata al mare. Faceva immersioni per disturbare i sommozzatori inviati dalla Forze di autodifesa a effettuare rilevamenti del fondale marino: in un'occasione, uno di loro gli staccò il respiratore.
Uno dei tanti episodi che testimonia quanto contestate siano a Okinawa le modalità del riallineamento delle forze americane nell'avamposto destinato a contenere l' ascesa anche militare della Cina. A parlare con il sindaco di Okinawa City Mitsuko Toumon, un donnone esuberante, si immagina che nemmeno nei momenti più critici della guerra fredda i russi avrebbero detto tanto male degli americani. Due tesi inconciliabili si sovrappongono. Quella americana: in seguito all'ennesimo episodio di stupro di una minorenne e a incidenti di elicotteri caduti su scuole, Washington accettò di alleggerire le servitù militari su Okinawa (che ospita tre quarti dei circa 50mila militari Usa nel Sol Levante), concordando di chiudere la base di Futenma (nel bel mezzo di una cittadina, Ginowan, cresciuta fino a quasi 100mila abitanti) in cambio di un nuovo aeroporto più a nord; inoltre ottomila marine dovrebbero essere trasferiti a Guam, a spese per lo più dei contribuenti giapponesi.
Soluzione inaccettabile per i locali: «Se davvero lo scopo è ridurre il peso su Okinawa, come possono pensare a costruire una nuova base a casa nostra?», è il ritornello di Toumon, il cui desiderio è che gli americani se ne vadano del tutto, anche se sarebbe devastante per un'economia già con il reddito più basso del Giappone . Il problema è che il partito giunto al governo ha promesso in campagna elettorale di tenere conto dell'opposizione locale. Un compromesso sarebbe quello di trasferire i marine nella base di aviazione di Kadena, a pochi chilometri da Futenma. Ma il Pentagono ha detto no: in gioco non ci sarebbe una riduzione, ma di una ridislocazione più efficiente delle forze Usa. Meno uomini in prima linea in caso di improvviso attacco nemico, e strutture a congrua distanza. Perché nella peggiore delle ipotesi la Cina potrebbe prendere Taiwan e persino attaccare Okinawa, ma, finché Pechino non avrà un gruppo portaerei, Guam resterà la "portaerei inaffondabile" dell'America nel Pacifico.
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14/11/2009
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