- Quanto conta la Cina sui mercati finanziari internazionali? La domanda, in sé, potrebbe essere banale, la risposta lo è un po' meno. Senza andare a toccare il tasto delle riserve valutarie o dei titoli del Tesoro statunitensi (dei quali Pechino è il principale detentore al mondo), si potrebbe soltanto dire che Petrochina è per capitalizzazione di Borsa la società più grande al mondo (oltre 2mila miliardi di dollari, più di Exxon Mobil) o che, messi insieme, i mercati di Shanghai, Shenzhen e Hong Kong valgono secondo le rilevazioni della Federazione mondiale delle Borse (Wfe) qualcosa come 5.500 miliardi di dollari, più dei 3.300 miliardi di Tokyo e poco meno della metà di New York (12.600 miliardi). Visto sotto questo aspetto, il Dragone varrebbe già il 14,4% dei listini azionari mondiali, ma le cose non stanno esattamente così. Quando si parla di Borse cinesi occorre infatti considerare che, nonostante i passi da gigante effettuati negli ultimi anni in tema di trasparenza, non tutti i mercati sono accessibili agli investitori esteri e che gran parte delle azioni delle società quotate sono ancora in mano allo Stato. E così, se si prende in esame l'indice Msci World All Country – che considera il flottante, cioè le azioni effettivamente scambiabili sul mercato, ed esclude i mercati di Shanghai e Shenzhen, perché non liberamente accessibili agli investitori istituzionali – si scopre che il peso dedicato alla Cina è soltanto il 2,2 per cento. Meno della Svizzera (3,3%), del Canada (4,4%) o dell'Australia (3,1%), tanto per fare qualche esempio, e niente di minimamente paragonabile al 42,2% di Wall Street. Impossibile stabilire a priori da che parte stia la ragione. Resta però il fatto che gli indici elaborati da Morgan Stanley vengono quotidianamente utilizzati dai gestori internazionali per costruire i portafogli: osservato da questo punto di vista, il potenziale del Dragone appare enorme.
29/08/2009