Pechino, 09 apr. - Un'antica leggenda cinese narra....Chi di noi non ha sentito almeno una volta questa frase? Le leggende cinesi, e quante, esistono ancora anche nella repubblica dei grattacieli, delle borsette Luis Vuitton e delle Olimpiadi, e pretendono sempre un occhio di riguardo, perché quando fanno capolino, vanno ascoltate. Le tradizioni vanno rispettate, le superstizioni vanno seguite, i proverbi vanno recitati. La lingua cinese è per questo una miniera d'oro. Ogni tanto mi soffermo a pensare su quanto sia complesso questo mondo linguistico, ma è un mare in cui ci si perde. "Una montagna senza cima", ci disse il professore di cinese il primo giorno di lezione all'Università. E' vero: i giochi che si possono fare con questa lingua, con le sue parole, con i suoi suoni, sono infiniti. E, intersecati con le tradizioni e le leggende legate alla sua cultura, danno origine allo storie più varie. Una di queste è iniziata il 10 di marzo appena trascorso. Stavo pranzando con un'amica quando, in un dialogo assolutamente disimpegnato, questa ha iniziato a lamentarsi del fatto che i suoi capelli necessitassero una spuntatina. E' lì che si è aperto il sipario di una scenetta che mi ha accompagnata per tutta la settimana. "Vai a tagliarli…" dico io. "Eh no! Non posso andare prima del 15..." "Perché? Hai da fare?". "No… Ma la mia amica cinese dice che bisogna aspettare il 15 di questo mese". Prima pausa nella scena. Come se si fossero abbassate le luci, io ho pensato velocemente "La tua amica cinese…". In quell'attimo mi sono resa conto di un meccanismo che si è instaurato dentro di me e che devo dire,con una nota autocritica, non trovo così positivo: appena ho sentito "cinese" ho alzato le mani, pensando che se fosse stata una questione cinese, allora non avrei di sicuro capito. E non ero l'unica: ho provato a chiedere perché, ma anche la mia amica aveva le idee confuse. Anche lei era poco documentata, forse perché vittima dello stesso meccanismo. Non potrò capire, quindi non chiedo. Pochi giorni dopo è arrivato il fatidico 15 marzo, e la settimana delle stranezze è continuata. Il siparietto del teatrino si è riaperto così: arrivando al lavoro, ho trovato i colleghi riuniti davanti all'ingresso dell'ufficio per il saluto e le chiacchiere mattutine, ma quel giorno, proprio quel giorno, stavano parlando proprio di capelli. Una collega italiana intenzionata ad andare dal parrucchiere la sera stessa si è sentita ribattere da una collega cinese: "No! Non andare dal parrucchiere stasera, ne avrai fino a mezzanotte!". Capelli... Cinesi... Un déjà vu. Ci risiamo: ma cosa sta succedendo? Quel lunedì mattina, sono riuscita a capire solo quello che la leggenda vuole: il secondo giorno del secondo mese dell'anno lunare, il Drago alza la testa. La superstizione legata alla leggenda poi, vuole che in quel giorno ci si tagli i capelli. Almeno così mi hanno raccontato voci frammentarie, e a quel punto era ormai evidente che c'era un puzzle da comporre. Il drago alza la testa, e bisogna tagliarsi i capelli per avere buona fortuna. Senza contare che all'intricato puzzle si era aggiunto un pezzo che non sapevo dove mettere: se ti tagli i capelli il secondo giorno del secondo mese dell'anno lunare, porterai fortuna al fratello di tua madre. Questo ha contribuito all'aumento della curiosità, ma ha anche scatenato il panico tra la folla: "E se mia madre non ha fratelli?" "E se non sono più in vita?" "E conta se sono maggiori o minori?" "E….?" Io, per niente toccata dal dubbio se tagliarmi o meno i capelli, guardando quel capannello di gente e ascoltando le battute e le domande che si susseguivano rapide, ho cominciato ad avere nuovamente la sensazione di stare seduta in poltrona a guardare una spassosissima pièce teatrale. Come andare al botteghino e comprare il biglietto per uno spettacolo a sorpresa: oggi la trama era quasi comica e io, seduta sulla mia poltrona immaginaria, ho continuato a seguirla con la curiosità di rintracciare le radici di tutto quel trambusto. La trama è stata ricostruita solo settimane dopo, consultando chat sull'argomento indicate da un buon consigliere e parlando con qualche conoscente cinese che ha avuto voglia di raccontarmi una storia, che fa più o meno così: Al tempo della dinastia dei Ming, l'ultima dinastia cinese regnante nella storia imperiale della Cina, pare fosse usanza tagliare i capelli durante il primo mese dell'anno lunare, un po' come buon auspicio per l'inizio dell'anno. La dinastia successiva, i mancesi Qing che hanno regnato fino alla fondazione della repubblica, impose invece agli uomini di rasarsi la testa e di conservare soltanto un codino penzolante sul di dietro. Soprattutto, mi si narra, fu ristretta la libertà di tagliarli nel corso del primo mese dell'anno lunare, da contrasto con l'usanza in voga durante la dinastia precedente. Perché bisognava rompere col passato, e portare avanti un'usanza della dinastia precedente era come 'ricordare con nostalgia cose passate': in cinese 'SIxiang JIU de shiqing'. Abbreviamolo in 'SI JIU', la lingua cinese lo permette, e ricordiamoci questo suono: SI JIU = 'ricordare con nostalgia le cose passate'. Pensare al passato, tema delicato nella storia della Cina: ad un cambio di dinastia non era certo contemplata la continuazione o la nostalgia per le usanze dei predecessori. Non ci si taglia più i capelli nel corso del primo mese dell'anno lunare. In contrapposizione, si tagliano a partire dal secondo, e precisamente il secondo giorno del secondo mese, quando il drago alza la testa: la simbologia qui è potente e non ha bisogno di spiegazioni. Ma perché è di buon auspicio per il fratello della mamma? Perché il fratello della mamma si chiama in cinese JIUJIU, che si può abbreviare con JIU. Mentre SI, oltre che 'pensare con nostalgia', per uno dei magici giochi di questa lingua, vuol dire anche 'morte'; ne risulta che SI JIU = 'pensare con nostalgia alle cose passate' ha la stessa pronuncia di SI JIU= 'fratello della mamma morto'. Se ricordarsi nostalgicamente di un tempo in cui ci si tagliava i capelli prima che il drago alzasse la testa equivale alla morte di un caro zio, ecco allora scoperto da dove nasce la credenza che tagliarseli dopo quel giorno gli porterà invece fortuna! E' un gioco linguistico misto a leggenda, una delle storie magiche che si incontrano scavando un pochino nelle tradizioni. Sono rimasta qualche giorno a osservare gli sviluppi di questa storiella simil-teatrale, e quando si è chiuso il sipario e si sono riaccese le luci, mi sono trovata di fronte a una platea in cui molti, che ci credessero o no, il 15 di marzo sono andati a tagliarsi i capelli. E non solo cinesi! Noi occidentali dai nasi lunghi e dagli occhi grandi ci crediamo? Certo che no. Ma è curioso vedere che, seppur vittime del meccanismo "Sono cose cinesi, io non le capisco", in qualche modo abbiamo voluto saperne di più anche noi. Io ho potuto osservare senza essere coinvolta perché non avendo zii materni non ho avuto paura di nuocere a nessuno, e ho avuto quindi il privilegio di sedermi semplicemente in poltrona a osservare i personaggi che si muovevano. Ma non posso giurare che se avessi avuto uno zio materno non sarei stata anch'io uno di loro!
Infine il drago ha alzato la testa, e tutto è tornato alla normalità.
Qualche giorno dopo ho chiesto a una collega cinese se lei davvero credeva che tagliarsi i capelli prima del 15 marzo 2010 avrebbe portato sfortuna a suo zio. E lei, con un mezzo sorriso che sapeva di complicità: "No, io davvero non ci credo".
Però, dando un'occhiata al suo nuovo taglio di capelli, fatto rigorosamente dopo il 15 marzo, ci siamo fatte una bella risata: lo sappiamo tutti, che ci si creda o no, a superstizion non si comanda!
di Elisa Ferrero
Elisa Ferrero, sinologa classe 1978, laureata in Lingue e Letterature straniere all'Università di Torino, 10 anni dal primo ingresso in Repubblica Popolare Cinese.
La lingua cinese mi appassiona ormai da 10 anni, ma parlo con piacere anche l'inglese, lo spagnolo e il francese, sperimentati tutti in varie fasi della vita.
Una forte attrazione per Pechino nata dal primo giorno mi ha portata a viverci, studiando prima e lavorando poi, dal 2004 al 2007. Vivo nuovamente qui da maggio 2009.
Gli stimoli derivanti dalla conoscenza di diverse lingue straniere e da una propensione per esperienze di carattere internazionale sono molteplici. E' da questi che nasce in me la ricerca continua della condivisione della realtà con le persone lontane. La scrittura e la fotografia, i mezzi che più uso per farlo.
La rubrica "Lettere dalla Cina" ospita gli interventi di giovani italiani che vivono e lavorano in Cina, offrendo spunti di vita quotidiana e riflessioni originali. Andrea Bernardi, Corrado Gotti Tedeschi, Elisa Ferrero e Gianluca Morgese.