Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 20 giu. - Il presidente russo, Vladimir Putin, sarà in visita in Cina il 25 giugno prossimo. La conferma da parte cinese della visita è arrivata oggi dal Ministero degli Esteri di Pechino, dopo l'annuncio da parte del servizio stampa del Cremlino. Putin sarà in Cina dopo la conclusione del vertice dei Paesi della Shanghai Cooperation Organization, che si terrà a Tashkent, in Uzbekistan, il 23 e 24 giugno prossimi. Durante la visita, Putin e il presidente cinese, Xi Jinping, tratteranno i temi della cooperazione bilaterale e all'interno delle organizzazioni multilaterali, come la stessa Sco, i Brics (la sigla che raggruppa le economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) le Nazioni Unite e il G20, che quest'anno si terrà nei primi giorni di settembre a Hangzhou, nella Cina orientale.
Molti gli accordi in vista tra Cina e Russia in occasione della visita di Vladimir Putin. Tra i più attesi c'è quello multi-miliardario per la tratta ferroviaria ad alta velocità che collegherà le città di Mosca e Kazan, per il quale Pechino aveva manifestato interesse gia dall'anno scorso, con un annuncio di investimenti per 2,4 miliardi di dollari nel progetto da parte del China Railway Group. Altro grande accordo tra Mosca e Pechino è quello che riguarda il prestito da dodici miliardi di dollari di due banche cinesi (Export-Import Bank of China e China Development Bank) per lo sviluppo dei giacimenti di gas naturale liquefatto a Yamal, nel circolo polare artico, operati da Novatek. Nel caso del raggiungimento di un accordo, la Cina diventerebbe il primo acquirente del gas russo, con importazioni pari a 68 miliardi di metri cubi all'anno.
Tra gli altri accordi attesi durante la visita, c'è quello sulle esportazioni di grano russo alla Cina e un possibile aumento della partecipazione del gigante statale cinese del greggio, China National Petroleum Corporation, in Rosneft. L'interesse del gruppo cinese verso il gigante russo del greggio era stato manifestato dallo stesso presidente di Cnpc, Wang Yilin, il mese scorso, durante una visita in Russia al seguito del vice primo ministro esecutivo di Pechino, Zhang Gaoli. L'intenzione di Mosca sarebbe, però, di vendere il 19,5% del gruppo per un ammontare di undici miliardi di dollari sia alla Cina che agli indiani di Ongc, il gruppo statale del greggio di New Delhi, che a maggio scorso avevano acquisito una quota del 15% dei giacimenti siberiani di Vankor per un totale di 1,27 miliardi di dollari.
Allo stato attuale, la cooperazione tra Pechino e Mosca vede i due Paesi allineati su due temi di possibile discussione cari a Pechino: le dispute di sovranità nel Mare Cinese Meridionale e il no al Thaad, il sistema di difesa anti-missilistico che gli Stati Uniti vorrebbero installare in Corea del Sud, per contenere la minaccia nord-coreana. I due argomenti sono stati affrontati già nell'aprile scorso a Pechino dai ministri degli Esteri dei due Paesi, Wang Yi per la Cina e Sergei Lavrov per la Russia. Il capo della diplomazia di Mosca aveva sostenuto l'opposizione russa verso le interferenze nelle dispute da parte di Paesi che non affacciano sul Mare Cinese Meridionale, con implicito riferimento agli Stati Uniti, e aveva riaffermato il no al Thaad. La cooperazione tra Cina e Russia nei mari che bagnano la Cina a sud e a est non si limita solo alle parole. Nelle scorse settimane, una fregata della marina cinese ha fatto incursione nelle acque contigue delle isole Senkaku contese con il Giappone, che la Cina rivendica come Diaoyu, assieme a tre imbarcazioni russe, in quella che alcuni ritengono la prima operazione congiunta nel Mare Cinese Orientale da parte dei due Paesi.
20 GIUGNO 2016
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