di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 2 dic. - La Cina promette il pugno di ferro contro l'evasione fiscale delle imprese straniere. Dopo mesi di ispezioni negli uffici in Cina delle più grandi multinazionali del mondo, il governo di Pechino ha deciso di adottare la linea dura nei confronti di chi sgarra sulla dichiarazione dei redditi, come è successo a Microsoft, che nei giorni scorsi si è vista recapitare una multa di 840 milioni di yuan, pari a 137 milioni di dollari, per tasse arretrate non corrisposte. Microsoft dovrà pagare anche altri cento milioni di yuan in anticipo sulle tasse del 2015.
Al centro delle indagini da parte della Cina c'è una sigla, BEPS. La Cina "terrà sotto stretto controllo i profitti dei gruppi stranieri - ha affermato all'agenzia Xinhua Zhang Zhiyong, vice direttore dell'Amministrazione Statale delle Tasse - per assicurarsi che non ci siano erosioni alla base imponibile e allocazione artificiosa dei profitti", le categorie che sono contenute nella sigla BEPS, appunto, che sta per Base Erosion and Profit Shifting. Le nuove misure anti-evasioni prendono di mira proprio le multinazionali che adottano una aggressiva pianificazione fiscale utilizzando strutture situate in paradisi fiscali o in Paesi con una politica fiscale agevolata. Il contrasto alla BEPS nasce da un'iniziativa dei Paesi membri dell'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
La Cina, spiega ancora Zhang Zhiyong, "si coordinerà con altri Paesi per un giro di vite sulle trame BEPS e sui tentativi di scansare le tasse all'estero" dei grandi gruppi. La riscossione delle tasse dei gruppi stranieri sono state anche uno dei punti toccati dal presidente cinese, Xi Jinping, durante lo scorso summit del G20 di Brisbane, in Australia. In un discorso sul tema dei rischi dell'economia mondiale, Xi ha fatto riferimento all'importanza per i Paesi in via di sviluppo - tra cui la Cina annovera se stessa - di reprimere i fenomeni di evasione fiscale internazionale, di scambiare informazioni sia con i Paesi membri del G20 che con gli altri, e di sviluppare maggiori competenze nell'opera di raccolta delle imposte e di gestione dei proventi da esse derivanti.
La Cina è il primo Paese al mondo per attrazione di investimenti diretti esteri, anche se ultimamente in calo. A ottobre scorso, sono scesi per il quarto mese consecutivo, a quota 95,9 miliardi di dollari nel periodo gennaio-ottobre 2014, l'1,2% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rivelando un atteggiamento di cautela da parte degli investitori stranieri nei confronti della seconda economia del pianeta, che sta vivendo una fase di rallentamento riconosciuta anche dai vertici della politica nazionale. Nel solo mese di ottobre, invece, la Cina aveva attratto capitali dall'estero per 8,5 miliardi di dollari, in crescita dell'1,3% rispetto a ottobre 2013, secondo i calcoli del Ministero cinese del Commercio.
02 dicembre 2014
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