PROTESTE HONG KONG: PECHINO NON CAMBIERA' IDEA
di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 30 set. - Il leader di Hong Kong ha mandato un nuovo messaggio ai manifestanti, ribadendo l'intenzione di non volersi dimettere, nonostante il protrarsi delle proteste del movimento Occupy Central, giunte oggi al terzo giorno. "Qualsiasi cambiamento di personale prima del raggiungimento del suffragio universale - ha affermato Leung in un discorso - non avrà altro effetto che quello di continuare a scegliere il leader di Hong Kong con il modello del Comitato Elettorale". Anche il governo dell'isola si è detto certo che le proteste continueranno. Occupy Central, si legge in un comunicato, "non è una questione di giorni, durerà per un periodo relativamente lungo" anche se "Pechino non cambierà idea" riguardo alla possibilità di concedere un pieno suffragio universale per l'elezione del leader dell'ex colonia britannica. Il governo di Hong Kong si è poi detto preoccupato per il danno di immagine a livello internazionale dovuto alle proteste e i disagi ai cittadini.
Il confronto a distanza con gli studenti, però continua. Oggi ad Admiralty, nel centro finanziario di Hong Kong, a pochi passi dalla sede del governo, erano ancora diverse migliaia i manifestanti. "CY Leung non è più a adatto a essere il nostro leader e non sta ascoltando la voce della gente di Hong Kong. Se continuerà a non ascoltarci, la campagna andrà avanti" afferma Christine Wong, una delle volontarie del movimento. Dopo che la giornata di ieri è trascorsa senza incidenti, nella notte, si è rischiato l'incidente quando un'auto ha fatto irruzione senza rallentare a Monkok, uno dei quartieri dove da ieri si è allargata la protesta di Central. Al volante della Mercedes-Benz di colore grigio si trovava un uomo di 59 anni, identificato con il solo cognome di Cheung, poi arrestato per guida pericolosa. Nessuno dei manifestanti è rimasto ferito. Alle dodici di oggi, nell'area di Admiralty, resistono ancora alcune migliaia di studenti, in un'atmosfera che ieri è stata definita "festosa" dai media di Hong Kong. Tra studenti e forze dell'ordine sono affiorati i primi segnali di collaborazione, con la rimozione da parte dei manifestanti di alcune barriere dall'area dell'Assemblea Legislativa, il parlamento di Hong Kong.
30 settembre 2014
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HK:PROTESTE SI ALLARGANO ANCHE A KOWLOON
Hong Kong, 29 set. - Si rasserena l'atmosfera tra manifestanti e forze dell'ordine nel secondo giorno di proteste ufficiali di Occupy Central, nonostante le posizioni nette dei leader delle proteste, che hanno chiesto di nuovo le dimissioni del leader di Hong Kong, Leung Chun-ying. Decine di migliaia di manifestanti hanno occupato le vie principali della città, in una protesta che si è allargata non solo alla zona di Central, cuore finanziario dell'ex colonia britannica, ma anche ad altri quartieri, come il Kowloon, zona di forte richiamo turistico e animato dalle luci dei centri commerciali dello shopping di lusso. I manifestanti hanno intonato i cori "via Leung Chun-ying" diretti all'amministratore delegato di Hong Kong, massima autorità dell'isola. Uno dei momenti più significativi è stato il discorso di Benny Tai, il leader di Occupy Central che aveva annunciato l'inizio ufficiale delle manifestazioni nella notte tra sabato e domenica. Da una postazione a Causeway Bay, nel quartiere di Central, Tai ha pronunciato un discorso al termine del quale ha chiesto apertamente le dimissioni di CY Leung. Tai ha anche condannato le azioni di ieri della polizia contro i manifestanti, e ha citato come fatto positivo l'allargarsi della protesta.
Poco lontano da Causeway Bay, ad Admiralty, a poche centinaia di metri dagli uffici del governo dell'isola, decine di migliaia di studenti per tutta la giornata di oggi si sono radunati, dopo due notti passate all'aperto in aperto confronto con le forze dell'ordine. La tensione è scemata, e le manifestazioni si sono svolte in maniera molto più distesa, rispetto alle immagini diffuse, lo scorso fine settimana, dai media di Hong Kong. Ieri, soprattutto, la polizia ha fatto uso di lacrimogeni e spray al peperoncino nel tentativo, non andato a segno, di disperdere la folla. I manifestanti hanno già adottato i primi slogan, come quello di "The Umbrella Revolution", apparso on line oggi: l'ombrello è stato uno degli oggetti più comuni impiegati dai partecipanti alle manifestazioni per proteggere il volto dai lacrimogeni e dagli spray al peperoncino usati dagli agenti in tenuta anti-sommossa.
La giornata di oggi ha sancito anche l'estensione del movimento non solo a livello geografico, ma a tutte le fasce di età. A Mongkok, nella zona di Kowloon, si è radunata una folla che ha occupato la via principale in un sit-in di protesta: tra i manifestanti non solo studenti e giovanissimi, ma anche comuni cittadini. Uno dei volontari, Simon Lau - ex manager del settore Risorse Umane in una grande azienda della città e oggi in pensione - rivolgendosi ai partecipanti al sit-in ha spiegato l'atteggiamento da tenere verso gli agenti. "Nel caso in cui la polizia venga a sgombrare - ha spiegato il volontario - noi non li combatteremo: ci disperderemo e poi chi vorrà, ritornerà a occupare". La protesta, ha promesso l'uomo, in corso da diverse ore anche a Monkok, continuerà a oltranza. "La gente vuole manifestare per un reale suffragio universale. Non si sa quando le proteste finiranno".
Secondo gli organizzatori, da venerdì scorso sono circa 80mila le persone che sono scese nelle strade di Hong Kong a manifestare, numeri che hanno destato, anche oggi, la reazione di Pechino. Il governo cinese ha ribadito ai manifestanti il messaggio che non tollererà nessuna forma di dissenso nei confronti delle proteste. "Hong Kong è Cina" ha affermato oggi in conferenza stampa la portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, chiudendo la porta a ogni possibile mediazione sulla possibilità di riapertura del colloquio attorno alla modalità di elezione del primo cittadino di Hong Kong, causa scatenante delle manifestazioni di questi giorni. L'aperta opposizione nei confronti delle proteste, già espressa ieri dal governo cinese, si è estesa anche al mondo dei social network: sotto attacco dei pirati informatici di Pechino, è soprattutto la popolare app di immagini, Instagram, inaccessibile, oggi, in Cina. Il motore di ricerca Baidu avrebbe poi tolto dalle proprie pagine on line le immagini dei disordini dei giorni scorsi.
29 settembre 2014
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