Pechino, 24 mar. – Si è chiuso oggi a Shanghai il processo ai quattro dirigenti del colosso australiano minerario Rio Tinto: per il verdetto, secondo uno degli avvocati della difesa, bisognerà aspettare un mese. Arrestati nel luglio scorso con l'accusa di spionaggio - poi derubricata in corruzione e sottrazione di segreti industriali - i tre cittadini cinesi Wang Yong, Liu Caikui, Ge Minqiang e il cittadino australiano Stern Hu rischiano fino a sette anni di carcere per il reato di spionaggio industriale e fino a vent'anni per quella di corruzione. Nella giornata di lunedì Stern Hu aveva ammesso la riscossione di alcune tangenti, sostenendo però che l'importo fosse nettamente inferiore a quello ipotizzato dall'accusa, che ammontava a 6 milioni di yuan (circa seicentomila euro). L'ultima sessione del processo, quella riguardante il furto di segreti industriali, si è tenuta a porte chiuse, ma le fonti della difesa hanno reso noto che Hu si sarebbe proclamato estraneo al reato, ammesso invece da uno degli altri tre imputati, di cui rimane però sconosciuta l'identità. Il caso era scoppiato nell'estate scorsa, nel vivo dei negoziati tra Rio Tinto e Cina per determinare i prezzi dei minerali ferrosi, e a soli pochi mesi dal fallimento della trattativa da 19, 5 miliardi di dollari per l'acquisizione di parte della compagnia australiana ad opera del gigante cinese Chinalco: la tempistica degli arresti era apparsa sospetta a numerosi commentatori internazionali, alcuni de quali avevano apertamente accusato Pechino di utilizzare la giustizia come arma di ritorsione. La Cina, ovviamente, ha sempre smentito, sostenendo di avere le prove dei reati e che il processo sarebbe stato condotto "secondo le norme cinesi e i regolamenti internazionali". L'affaire ha numerose implicazioni politiche ed economiche, e riguarda da vicino i rapporti tra Cina e Australia: il Paese del Centro è il primo partner commerciale dell'isola-continente (nel 2009 il volume degli scambi ha raggiunto i 53miliardi di dollari), e il sottosuolo australiano è un rifornitore fondamentale per il Dragone, continuamente alla ricerca di risorse naturali che sostengano la sua corsa. Ma non solo. Come aveva detto un ex negoziatore della Vale SA (compagnia brasiliana del settore minerario) intervistato dal Wall Street Journal, le negoziazioni sulle commodities sono una "complessa, gigantesca partita a scacchi", i cui attori appaiono sullo sfondo di questo caso. Chi non starebbe a guadare le mosse dell'avversario per studiare la propria contromossa?