PRESSING CINA SU INDIA, L'IMPETO DI NUOVA DELHI
Mumbai, 09 dic. - I complessi rapporti tra India e Cina hanno passato un brutto mese di novembre, costellato da una serie di appuntamenti che, inevitabilmente, hanno portato vari nodi al pettine. Nodi che comunque sono aggrovigliati generalmente da una cinquantina d'anni, senza quindi il rischio di essere sciolti prima che la neve abbia nuovamente ricoperto le strade di Pechino o il caldo asfissiante di Nuova Delhi si sia preso una breve pausa invernale.
Dopo lo scambio di battute tra Manmohan Singh e Wen Jiabao a margine dello scorso meeting dell'ASEAN (di cui abbiamo già parlato in questa rubrica), la diplomazia cinese ha continuato a pressare l'amministrazione indiana cogliendo l'occasione di una serie di visite del Dalai Lama nel subcontinente.
India e Cina avevano fissato per il 28-29 novembre il Quindicesimo round del dialogo sui confini tra i più alti rappresentanti della diplomazia e dell'esercito di entrambi i Paesi. Il rappresentante speciale Dai Bingguo era atteso per tentare di dirimere le questioni territoriali irrisolte da quasi cinquant'anni: Cina e India si contendono ancora una striscia di 10km nel Kashmir indiano e vari lembi di territori negli stati montuosi dell'Arunachal Pradesh e del Sikkim, lasciti del conflitto sino-indiano del 1962. Sfortunatamente anche il Dalai Lama si sarebbe trovato in quei giorni a Nuova Delhi, invitato a presenziare alla prima edizione della Conferenza Globale sul Buddismo patrocinata dalla Asoka Mission (svoltasi dal 27 al 30 novembre) e a pronunciare un discorso in un incontro organizzato dalla casa editrice Penguin Books.
Il Ministero degli Esteri cinese, prendendo conoscenza dei piani di viaggio della guida spirituale tibetana ha intimato a Nuova Delhi di rimandare gli appuntamenti fissati col Dalai Lama. "La Cina si oppone ad ogni Paese che offra una piattaforma per le attività anti-cinesi del Dalai Lama" ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hong Lei.
Un pressing che se per il Sudafrica aveva sortito l'effetto desiderato, facendo negare il visto al Dalai Lama invitato all'ottantesimo compleanno dell'arcivescovo ed attivista per i diritti umani Desmond Tutu, in India è rimbalzato contro il muro di gomma della diplomazia di Nuova Delhi, decisa a salvaguardare la libertà d'espressione di Sua Santità, in esilio in India dal 1959. In tutta risposta, la Cina ha deciso di posporre l'incontro ufficiale in una "data più appropriata", facendo slittare la tavola rotonda sui confini territoriali al 9 dicembre.
Ma non è finita qui.
Il 29 novembre il consolato cinese di Calcutta invia una lettera alla segreteria del primo ministro del Bengala Occidentale Mamata Banerjee, suggerendo che il governo dello stato indiano non dovrebbe prestarsi a patrocinare le attività del Dalai Lama – invitato a presenziare ad una conferenza su Madre Teresa presso il Taj Bengal di Calcutta il primo dicembre – e che sia il primo ministro che il governatore avrebbero fatto meglio a non presenziare all'evento.
Lo spassionato consiglio, come prevedibile, ha mandato di nuovo su tutte le furie sia Calcutta che Nuova Delhi: appello inascoltato, il primo dicembre il governatore del Bengala Occidentale M K Narayanan si è presentato in prima fila al Taj Bengal, dichiarando alla stampa: "Cosa volete che faccia? Se loro [i cinesi] vogliono scrivere al primo ministro, che scrivano al primo ministro!" Mentre Mamata Banerjee, assente a causa della malattia della madre, ha inviato al suo posto il membro del Trinamool Party Derek O'Brien, mostrando la vicinanza del partito di governo e del popolo bengalese al leader spirituale tibetano.
Se l'India, come auspica il primo ministro del Jammu – Kashmir Abdullah Omar - si accomoderà al tavolo delle trattative territoriali con la stessa determinazione con la quale ha difeso il Dalai Lama – che non ha mancato di dichiarare alla stampa di sentirsi "figlio dell'India" - segnerà un'ulteriore passo verso una politica estera con la Cina meno adombrata da presunti sensi di inferiorità.
Il periodo è d'altronde propizio: la Cina, stando alle notizie dell'ultimo mese, appare sempre più indebolita nelle dinamiche regionali, con alleati storici come la Birmania corteggiati dagli Stati Uniti e una tensione nel Mar Cinese Meridionale che non pare intenzionata a scemare.
di Matteo Miavaldi
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