Pechino, 19 gen. - Prosegue il duello Pechino-Google, a una settimana esatta dallo scoppio della controversia: il colosso mondiale dei motori di ricerca ha annunciato oggi l'annullamento della presentazione per la Cina del Gphone - il cellulare considerato come la risposta all'i-Phone della Apple-, prevista per domani. "L'evento è posticipato" ha dichiarato seccamente la portavoce di Google Inc., senza indicare una data alternativa né le ragioni dello stop all'evento. L'annullamento della presentazione è arrivato a qualche ora di distanza da quello che è il primo commento diretto sulla vicenda da parte del governo cinese: nel pomeriggio, ora di Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri Ma Zhaoxu aveva dichiarato che Google non può chiedere di essere trattato diversamente dalle altre compagnie straniere che operano in Cina. "Le compagnie straniere attive in Cina devono osservare le leggi e i regolamenti cinesi- aveva dichiarato Ma nel corso della consueta conferenza stampa- e rispettare la clientela cinese e le tradizioni, assumendosi le relative responsabilità sociali. Ovviamente, Google non fa eccezione". Nei comunicati precedenti Pechino non aveva mai nominato Google direttamente. La controversia era esplosa il 12 gennaio scorso, con la minaccia di Google di abbandonare il mercato cinese in seguito a una serie di atti di pirateria informatica che proprio dalla Cina avrebbero avuto origine. Tra le vittime ci sarebbero stati alcuni dissidenti politici, dei quali sarebbero state violate le caselle email, e anche alcuni giornalisti stranieri, come comunicato ieri dal Foreign Correspondents' Club of China. Ma l'attacco risalente al dicembre scorso, sul quale il gigante della rete sta ancora cercando di fare luce, avrebbe colpito anche parte del know-how di Google e di altre compagnie statunitensi. Ad aggiungere benzina sul fuoco, sempre in queste ore, ci pensa anche l'India: il responsabile della sicurezza nazionale M.K. Narayanan ha dichiarato oggi al Times di Londra che anche il suo computer e quelli di altri funzionari di alto livello di Nuova Delhi sono stati tra i bersagli dell'attacco degli hacker provenienti dalla Grande Muraglia; una denuncia che Ma Zhaoxu ha rimandato al mittente, sostenendo che la Cina è tra "le prime vittime al mondo di atti di pirateria informatica". Con la denuncia di martedì scorso, Google aveva anche annunciato di non voler più sottostare alla pesante censura imposta da Pechino per il controllo del web, che include il blocco di contenuti sgraditi al governo e lo stop a siti di social network come Facebook e Twitter.
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