Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 22 lug. - La ripresa globale non dipende solo dalla Cina, che da sola non può assumersi il carico di responsabilità della ripresa a livello globale. Alla vigilia del G20 finanziario di Chengdu, nel sud-ovest della Cina, il primo ministro cinese, Li Keqiang, si è rivolto a sei leader della finanza mondiali, tra cui il managing director del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, e il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong-kim, durante l'incontro "1+6" (primo nel suo genere) che si è tenuto nella capitale cinese.
"La Cina è ancora un Paese in via di sviluppo - ha detto Li - Non possiamo assumerci le grandi responsabilità dell'economia mondiale", che invece devono essere affrontate tramite un maggiore coordinamento a livello globale. Le parole di Li arrivano a poche ore dalla revisione al rialzo di un decimale nelle aspettative di crescita della Cina operata dal Fondo Monetario Internazionale, secondo cui il gigante asiatico crescerà al 6,6% nel 2016. Contestualmente, il Fmi aveva rivisto al ribasso le stime di crescita globale sulle incertezze provocate dalla decisione della Gran Bretagna di uscire dall'Unione Europea. Il processo di trasformazione dell'economia in Cina, aveva avvertito il Fmi, potrebbe, però, "aumentare ulteriormente la volatilità" dell'economia globale.
I leader della finanza e del commercio globale, tra cui anche il presidente del Wto, Roberto Azevedo, e il presidente del Financial Stability Board, Mark Carney, si sono detti d'accordo sul fatto che occorrerà ancora tempo prima di una ripresa stabile dell'economia globale. "A causa delle fluttuazioni finanziarie successive alla Brexit, la Cina anticiperà la riforma del tasso di cambio per renderlo in linea con il mercato", ha spiegato il premier cinese, che ha escluso il ricorso a guerre valutarie o commerciali per sostenere le esportazioni. Li è poi tornato sul tema della sovrapproduzione di acciaio e carbone, spiegando che la decisione di ridurre la produzione deriva soprattutto dal rallentamento della domanda interna, più che dalle pressioni esterne. Le incertezze derivanti dalla Brexit sono state prese in considerazione anche da Lagarde, che ha chiesto di "rimuovere il più velocemente possibile" i fattori di incertezza derivanti dalla decisione della Gran Bretagna di uscire dall'Unione Europea.
22 LUGLIO 2016
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