Prato e Pechino unite al reparto maternità
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Prato e Pechino unite al reparto maternità

Prato e Pechino unite al reparto maternità

Equipe in trasferta. Formazione di medici cinesi in Italia e personale paramedico nelle corsie per agevolare l'accesso al servizio sanitario nazionale
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L'integrazione della comunità cinese di Prato, una delle più grandi d'Europa (50mila persone, tra regolari e no), passa anche dal servizio sanitario. Attraverso un programma di collaborazione con Pechino che sta prendendo forma in queste settimane, il progetto è affidato alla regia della cooperativa fiorentina Lama, tra i primi soggetti in Italia a occuparsi di social business, nata tre anni fa su iniziativa di un gruppo di giovani laureati e oggi attiva su più fronti in campo internazionale.
A Prato nascono 3.200 bambini all'anno, il 40% da coppie orientali. «Abbiamo problemi di lingua e anche di natura culturale – spiega Bruno Cravedi, direttore della Asl 4 di Prato –. Molte donne immigrate non seguono il normale iter previsto dal sistema sanitario regionale in caso di gravidanza e magari continuano a lavorare 12 ore al giorno nei capannoni dei confezionisti di moda fino al momento del parto, con tutti i rischi relativi: dobbiamo superare diffidenze e mancanza d'informazione».
L'idea, che oltre alla Asl guidata da Cravedi coinvolge anche la regione Toscana, è quella di affiancare personale medico e paramedico cinese a quello italiano negli ospedali di Prato, cominciando dai reparti di maternità e ginecologia. «Stiamo mettendo a punto il progetto – racconta Marco Tognetti, presidente della cooperativa Lama –. È previsto il contributo economico del governo di Pechino, che sosterrà i costi della propria equipe in trasferta. Tra l'altro, sono interessati alle eccellenze del sistema sanitario italiano e infatti mandano medici a fare formazione anche a Siena. Sarà uno scambio reciproco e servirà a favorire l'accesso della comunità cinese di Prato ai servizi sanitari e dunque ad accelerarne l'integrazione nel tessuto locale».
L'iniziativa partirà a settembre e avrà una durata di tre anni. «Non vogliamo servizi dedicati, ma una migliore comprensione reciproca, tanto che il nostro personale di neuropsichiatria infantile farà degli stage in Cina», sottolinea Cravedi. «Inizialmente aspettiamo qui a Prato un'equipe orientale di 5-6 elementi, medici e tecnici. Tra gli aspetti da affrontare c'è quello relativo alle interruzioni volontarie della gravidanza, con tutta l'assistenza del caso». I contenuti definitivi del progetto, grazie anche al contributo del medico italiano Pierluigi Cecchi, da tempo a Pechino, saranno pronti nel giro di un paio di mesi.
Intanto, sul fronte dell'integrazione si moltiplicano le iniziative gestite da Lama. La cooperativa fiorentina che si occupa di social business (6 soci e 6 dipendenti a progetto, 300mila euro di ricavi previsti per quest'anno) è anche impegnata a far crescere l'economia senegalese attraverso il rientro in patria di immigrati che scelgono di lavorare in start-up locali specializzate nell'installazione e manutenzione di pannelli solari.
«Facciamo lo studio e seguiamo il progetto – spiega Tognetti –. Il settore è in grande sviluppo: soggetti pubblici e privati dedicano risorse crescenti al sociale e alle cooperazione internazionale, e vogliono sempre più essere coinvolti; chi riceve gli aiuti, invece, ha bisogno di avere voce in capitolo nelle decisioni che lo riguardano. Il social business – conclude – è un investimento che ha ricadute positive per chi lo promuove e per chi lo riceve». Come nel caso della sanità pratese, che da settembre sarà più accessibile ai cinesi.
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28/06/2010
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