Roma, 1 mar.- Nuovo rallentamento a febbraio per il manifatturiero cinese. Lo rivelano, seppur con dati diversi, China federation of logistics and purchasing (CFLP) e HSBC, secondo cui il ritmo di crescita registrato lo scorso mese è stato il più lento degli ultimi sei mesi. In particolare, secondo il colosso bancario inglese, il purchasing managers index (PMI) – principale indicatore del settore – è sceso al 51,7 dal 54,5 di gennaio. Meno repentina la discesa registrata da China federation of logistics and purchasing che mostra un calo del PMI dal 52,9 di gennaio al 52,2 di febbraio (questo articolo ) . Il settore però, assicurano gli economisti, è da considerarsi ancora in espansione. Se il PMI, che è basato su diversi fattori (tra cui nuovi ordini, produzione, consegne, ecc.), supera la soglia del 50 mostra infatti un'espansione, se si attesta al di sotto di essa indica invece un mercato in contrazione. E il PMI cinese non scende al di sotto della soglia limite da più di 24 mesi.
Tre i fattori principali che hanno provocato il calo del settore, l'abituale rallentamento della produzione dovuto ai festeggiamenti per il capodanno cinese, un calo della domanda causato dall'inflazione galoppante (questo articolo) e le manovre governative per tenere a freno le spinte inflattive. Ed è proprio a questo proposito che la Banca centrale ha innalzato i tassi d'interesse per la terza volta dal mese di ottobre dello scorso anno passando cosi dal 5.81% al 6.06%, mentre i requisiti di riserva delle banche sono stati aumentati ben sette volte in poco più di un anno (questo articolo) . Dal 24 febbraio – ha stabilito sempre la Banca centrale - tutte le banche cinesi hanno dovuto incrementare di 50 punti base il volume delle riserve depositate obbligatoriamente presso l'istituto di credito. Ma la stretta del governo è resa più difficile dall'incremento del prezzo delle materie prime e del carburante (questo articolo) che ha spinto i prezzi input ai massimi da tre mesi, e dal rincaro del costo dei generi alimentari (questo articolo). A gennaio, complice la siccità che ha messo in ginocchio le aree settentrionali e centrali della Cina, il prezzo del grano è aumentato di oltre il 10% e quello della frutta fresca addirittura di circa il 30% (questo articolo). Elementi, questi, che a gennaio hanno determinato un nuovo aumento dell'indice dei prezzi al consumo che è salito così del 4,9% rispetto a gennaio del 2010, mentre a dicembre si era attestato al 4,6%.
"Le stime relative all'andamento del manifatturiero cinese mostrano un raffreddamento del settore e dei ritmi di sviluppo" dichiara Qu Hongbin, economista della HSCB, che prosegue: "Si tratta di un segnale importante in quanto una crescita più lenta permette un maggior controllo dell'inflazione".
di Sonia Montrella
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