Pmi di casa nel grande Delta
Nei giorni più bui della grande crisi economica mondiale del 2008-2009 molti l'avevano dato per spacciato.
Invece, il Delta del Fiume delle Perle ce l'ha fatta. La gigantesca area compresa tra le città di Canton, Dongguan, Foshan e Shenzhen ha cambiato pelle ed è sopravvissuta al disastro globale, restando quello che è sempre stata fin dagli albori della rivoluzione industriale cinese: la principale piattaforma manifatturiera del pianeta, nonché una delle regioni più ricche di tutta la Cina.
«Non c'è dubbio che oggi, nonostante gli equilibri competitivi siano cambiati rispetto al passato, i distretti industriali del Guangdong continuino a essere la destinazione privilegiata delle aziende straniere che vogliono produrre in Cina tessile, abbigliamento, mobili, accessori, elettronica, ceramica, lampade o giocattoli», osserva Rosario Di Maggio di Dezan Shira & Associates, una società di consulenza attiva nella Cina meridionale da oltre vent'anni.
E l'Italia non sfugge a questo trend. È questa, in estrema sintesi, la conclusione di un sondaggio condotto dalla stessa Dezan Shira & Associates su un campione di 125 aziende italiane attive nel Delta del Fiume delle Perle.
Il primo dato che emerge dall'indagine è che oltre i due terzi delle società che hanno risposto al questionario sono piccole e medie imprese (la casa madre ha un fatturato inferiore a 50 milioni di euro o meno di 250 dipendenti). Il che contraddice una credenza comune, secondo la quale lo sbarco in Cina sia un'avventura riservata solo ai grandi gruppi.
Perché la scelta è caduta proprio sul Guangdong? «Perché nell'area sono presenti tutti i miei principali fornitori», ha risposto in coro la totalità del campione. Ci sono poi altre due ragioni che hanno spinto le aziende a localizzarsi nel grande Delta. Uno: i vantaggi legati alla presenza di valide infrastrutture, reti di distribuzione e strutture logistiche. Due: la stretta prossimità con i loro principali clienti (per esempio, la conceria veneta si ritrova vicino al produttore di scarpe taiwanese).
Per fare cosa? Produrre principalmente per esportare il made in Guangdong, dice circa un terzo degli intervistati. Assemblare oltre la Grande Muraglia parti, componenti e semilavorati acquisiti all'estero (19%), oppure nella stessa Cina (14%). Vendere sul mercato locale, però, resta una missione difficile e complessa: solo l'8% del campione, infatti, sostiene che sia questo lo scopo principale del suo insediamento industriale nel Guangdong.
Un insediamento che, ovviamente, ha presentato diversi ostacoli alle società italiane sbarcate nel Delta del Fiume delle Perle. Due su tutti: le diversità culturali e i problemi di comunicazione; e il continuo mutamento del quadro normativo.
Oltre a questi due problemi, comuni a qualsiasi altra area della Cina, la terza grande difficoltà incontrata dagli intervistati è stata la crescita dei costi registrata negli ultimi anni che non è stata accompagnata da una parallela espansione del giro d'affari.
Dal 2010 i salari minimi del Guangdong sono lievitati a un ritmo del 20% annuo (oggi si aggirano intorno a 1.300 yuan al mese) e, secondo le stime, raddoppieranno entro la fine del 2015. A far salire i costi hanno contribuito anche le nuove regole ambientali, il taglio degli incentivi alle esportazioni, e la maggiore pressione fiscale.
Ciononostante, la quasi totalità del campione valuta positivamente la scelta di venire a produrre nel Delta (solo il 3% si dichiara insoddisfatto).
Un altro dato interessante che emerge dal sondaggio è il progressivo tramonto delle joint venture. Le società a capitale misto, infatti, rappresentano meno del 10% del campione, mentre il 47% sono Wholly Foreign Owned Enterprises e il 27% sono uffici di rappresentanza (si veda l'articolo a fianco).
Tra le maggiori sfide per le aziende italiane nel Guangdong ci sono la frenata dell'economia globale, o quella della congiuntura cinese. E ancora: la lievitazione dei costi di struttura; oppure la concorrenza, straniera e locale, che si fa sempre più serrata.
Ma anche la rivalutazione dello yuan. Se nei prossimi mesi l'euro dovesse deprezzarsi ulteriormente sui mercati valutari (e di conseguenza sul renminbi, la cui quotazione è legata a quella del dollaro), la debolezza della moneta unica potrebbe diventare uno dei principali ostacoli all'operatività delle aziende europee in Cina.
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OBIETTIVO
Guangdong
25,4%
IL COMMERCIO
Il valore dell'interscambio è stato nel 2010 pari a 754,2 miliardi di dollari, il 25,4% del totale cinese
11,4%
PRODOTTO INTERNO LORDO
Il Pil della provincia nel 2010 è stato il più elevato in Cina per il 22° anno consecutivo: l'11,4% del totale del Paese
L'ATTRATTIVITÀ DELLA REGIONE
FISCO
Nell'aprile 2011 l'Ufficio imposte del Guangdong ha adottato una serie di incentivi fiscali per incoraggiare la diversificazione del proprio modello economico. Le agevolazioni riguardano in particolare innovazione e imprese high-tech: per loro l'imposta sui redditi viene ridotta dal 25 al 15%. Qui, come nel resto della Cina, per gli uffici di rappresentanza la pressione fiscale è aumentata dall'8,6% a quasi il 12% sul totale dei costi mensili.
12%
Pressione in aumento
I costi di natura fiscale legati alla gestione di un ufficio di rappresentanza in Cina
RATING MONDO & MERCATI
MEDIO
LAVORO
L'introduzione di una nuova Legge sul lavoro nel 2008 e l'aumento del numero dei lavoratori immigrati ha moltiplicato il numero delle vertenze nella provincia di Guangdong. L'aumento più recente del salario minimo mensile risale al gennaio scorso, in alcuni casi pari al 20% sullo sfondo di un'inflazione elevata. L'aumento dei costi inizia a rendere più difficile l'attività delle imprese più piccole, rispetto a mercati del lavoro meno cari come il Bangladesh.
200 dollari
Salario minimo mensile
La quota di 1300 renminbi (200 $) è la fascia più alta, applicata a Canton. La fascia più bassa è 130 $
RATING MONDO & MERCATI
MEDIO
BUROCRAZIA
Gli uffici di rappresentanza sono stati oggetto negli ultimi anni di un moltiplicarsi della burocrazia richiesta per rinnovi di licenza e revisioni fiscali, obbligatori per mantenersi in regola. Questo perché le autorità cinesi hanno voluto scoraggiare questo tipo di presenza a favore di insediamenti più strutturati.
Lo scorso anno inoltre il Guangdong ha introdotto una stretta sulle imprese che assumono lavoratori stranieri irregolari
3mila
Stretta contro gli irregolari
La multa in yuan (pari a 360 euro) per chi impiega un lavoratore straniero irregolare
RATING MONDO & MERCATI
MEDIO
INFRASTRUTTURE
Infrastrutture di prim'ordine sono una delle ragioni principali che rendono il Guangdong attraente per le imprese straniere: sette scali aeroportuali, un sistema fluviale lungo 13.596 km centrato sul Fiume delle Perle, una rete autostradale lunga 185mila km. Dopo l'ingresso nella Wto - l'Organizzazione mondiale del commercio - la Cina ha riorganizzato il settore delle telecomunicazioni, aprendo la porta alle compagnie straniere
89,39 milioni
Gli utenti di telefoni cellulari
Sono il 12% del totale nazionale, a fronte di 33,67 milioni di abbonati alla telefonia fissa
RATING MONDO & MERCATI
ALTO
ZONE SPECIALI
Le prime Sez, Zone economiche speciali con facilitazioni e trattamenti agevolati per gli investimenti stranieri, vennero create nel Guangdong nel 1979: l'ingresso nella Wto tuttavia ha condotto al superamento dell'idea di una liberalizzazione parziale del mercato. Gradualmente, tutte le regioni e imprese vengono poste su un piano egualitario: la competizione tra regioni avverrà sul piano delle infrastrutture e dell'ambiente operativo di supporto
3
Le Zone economiche speciali
Nel Guangdong vennero costituite le prime: nelle municipalità di Shenzhen, Zhuhai e Shantou
RATING MONDO & MERCATI
MEDIO
23/02/2012