PMI A LUGLIOSI ATTESTA AL 50,7
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PMI A LUGLIOSI ATTESTA AL 50,7

PMI A LUGLIO
SI ATTESTA AL 50,7

Economia
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Pechino, 1 ago. – Il manifatturiero cinese non è ancora da considerarsi in contrazione. Lo assicurano le stime ufficiali di China Federation of Logistics and Purchasing secondo cui l'indice PMI di luglio si attesta a 50,7, al di sopra quindi – seppur di poco – della soglia limite. I dati rilasciati dall'organo ufficiale smentiscono dunque le stime "alternative" di HSBC che dieci giorni fa lanciò l'allarme contrazione anticipando un calo al 48,9 (questo articolo ). 

 

Secondo quanto riferito nel comunicato stampa dalla China Federation of Logistics and Purchasing, il PMI mostra che "l'economia cinese si sta dirigendo verso una stabilizzazione". Inoltre bisogna anche considerare - ha dichiarato alla Xinhua Chang Jian, economista della Barclays Capital – che il settore manifatturiero soffre di un calo endemico durante il periodo estivo: dal 2005 al 2010 il calo su base mensile nella stagione calda è stato in media del 2,5%. "Un ribasso del PMI indica che l'economia cinese sta ancora attraversando una fase di aggiustamento; la crescita economica sta rallentando progressivamente, in linea con l'obiettivo di ristrutturazione" ha aggiunto Zhang Liqun, ricercatore del Centro di sviluppo e ricerca del Consiglio di Stato.

 

A confermare l'ottimismo ci sono anche le affermazioni degli economisti della ANZ; "Il PMI di luglio tende a essere uno dei più deboli, ma di solito è seguito da un rimbalzo nel mese di agosto; crediamo che l'indice ricomincerà a crescere nei prossimi mesi ".

 

Sia che il PMI si attesti al di sotto o al di sopra della soglia dei 50, il settore manifatturiero  - che incide per circa il 40% sul Pil - si conferma in discesa anche a luglio. A segnarne il crollo, secondo gli analisti, è soprattutto la debolezza della domanda, strettamente correlata all'aumento dell'inflazione che a luglio dovrebbe toccare il +6,4%. Nel mirino della spirale inflattiva i generi alimentari il cui prezzo continua ad aumentare di mese in mese. E a trainare la crescita dei costi è soprattutto la carne di maiale, più cara del 57% rispetto allo scorso anno, lo zucchero e gli arachidi.

 

Il dilemma tra sostegno alla crescita e freno all'inflazione attanaglia le autorità di Pechino.Complici del raffreddamento dell'economia cinese - che ha registrato un rallentamento al 9,5% nel secondo trimestre dell'anno - anche le misure introdotte dal governo per contrastare l'inflazione: ultima delle quali riguarda la decisione della Banca centrale di innalzare per la quinta volta da ottobre i tassi d'interesse.

 

di Gabriele Tola

 

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