PLENUM PCC: "SICUREZZA CULTURALE" E "SOFT POWER"

Pechino, 19 ott.- Aumentare il "soft power" cinese nel mondo e "rafforzare la sicurezza sul fronte culturale": sono queste le due linee guida emerse dal plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, che si è chiuso ieri a Pechino.
I quasi 400 funzionari - proiezione della più ampia base del Congresso Nazionale del PCC - si riuniscono una volta all'anno a porte chiuse per quattro giorni, ed emettono solamente due scarni comunicati, il primo all'inizio del plenum, il secondo alla fine. All'esterno, da queste riunioni emergono solamente le secche linee generali dei comunicati ufficiali, ma tutti i funzionari sanno che in realtà si tratta dell'occasione per mettersi in luce, contrattare promozioni e confrontare le diverse cordate di potere che compongono la più imponente macchina politica del mondo.
Prima dell'avvio del summit le autorità avevano brevemente comunicato il tema centrale di quest'anno: la cultura. Adesso emergono le prime linee politiche: il plenum ha sottolineato "l'importanza della cultura come fonte di unità nazionale" e come "elemento chiave del potere cinese". "Il sistema di valori socialista deve essere usato come ideologia guida per l'intero partito e l'intera nazione- si legge nel comunicato- e la leadership culturale verrà impiegata come strumento di valutazione per l'operato dei funzionari".
Retorica di Partito? Vuoti comunicati da segreteria? Nient'affatto, perché il tema del plenum non viene mai deciso a caso, e la cultura è stata scelta in un momento preciso, proprio mentre tra i funzionari cresce la preoccupazione per l'utilizzo dei social media nella discussione delle questioni politiche. Nonostante le pesanti censure a cui viene sottoposta, in Cina la rete sta diventando sempre di più uno strumento con il quale i cittadini esprimono le loro opinioni: dagli scandali che coinvolgono i dirigenti alla politica estera, i netizen trovano spesso il modo di far sentire la loro opinione.
"Il parere della cittadinanza, ad esempio sulla politica estera, viene ignorato quando si presentano spaccature e polarizzazioni - rivelava lo scorso anno un alto funzionario – ma quando la maggioranza è schiacciante, allora non se ne può assolutamente prescindere". Ecco, allora, che il tema dell'appeal culturale assume significati politici molto più sofisticati e garantire quella che il plenum chiama "sicurezza culturale della nazione" –probabilmente, dicono gli osservatori, anche attraverso una più robusta censura sul web- diventa di fondamentale importanza.
Anche in chiave di relazioni con l'estero: un capitolo del comunicato viene dedicato al "soft power": "L'industria culturale cinese giocherà un ruolo ancora più importante nello sviluppo economico e sociale delle nazione", ha detto il presidente Hu Jintao nel suo discorso, secondo quanto riferisce l'agenzia Xinhua. La Cina, insomma, punta a diventare una potenza culturale globale, secondo linee guida che dovranno essere adottate nei prossimi dieci anni e verranno diffuse più specificamente nei prossimi mesi.
Ma quest'anno il plenum assume anche una valenza particolare: il summit ha ufficializzato che il Diciottesimo Congresso Nazionale del PCC si terrà a Pechino nella seconda metà del prossimo anno. Nel 2012, in questo stesso periodo, si assisterà al passaggio di potere dalle mani del presidente Hu Jintao e del premier Wen Jiabao ai leader della nuova generazione, con un parziale rimescolamento delle carte sia all'interno dello stesso Congresso - che diventerà così il Diciottesimo - che del Comitato Centrale, su fino al Comitato Permanente del Politburo, il vero gotha del Partito Comunista Cinese, composto dai nove funzionari che hanno in mano le chiavi della nazione.
di Antonio Talia
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