Più tasse e anche meno Cina
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Più tasse e anche meno Cina

Più tasse e anche meno Cina

Australia. I principali titoli minerari perdono terreno
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Un anno difficile per le minerarie australiane. Il braccio di ferro con il Governo sulla nuova tassa per i profitti minerari, la minaccia nucleare in Giappone e le paure di un rallentamento cinese hanno inciso pesantemente sui corsi azionari. Sotto i riflettori nel 2012 ci sono le società attive nei minerali ferrosi e nell'uranio.
I minerali ferrosi.
Nel 2011 le società del comparto hanno intrapreso una dura lotta contro Canberra che è riuscita a introdurre la nuova Mineral Resource Rent Tax dopo un acceso dibattito alla Camera il novembre scorso. La tassa, stabilita al 30% (ma con un'aliquota effettiva pari al 22.5%) verrà introdotta a luglio e interesserà le aziende attive nel carbone e nei minerali ferrosi con un fatturato superiore ai 75 milioni di dollari. Le minerarie hanno lungamente protestato, sostenendo che il nuovo balzello avrebbe paralizzato le attività, ma sembra difficile crederlo in un momento in cui gli investimenti sono a livelli record (a metà anno si è raggiunta la cifra record di 688 miliardi di euro) e i big del settore sono protagonisti di un'agguerrita attività di M&A.
In Borsa, tuttavia, i titoli sono andati peggio della media di mercato con perdite a due cifre anno su anno ( vedi grafico), a causa di paure di un rallentamento della crescita cinese. Nel 2012 Resource Capital Research prevede una caduta dei prezzi per i minerali ferrosi, rendendo più appetibili i titoli delle aziende attive nell'esplorazione rispetto ai produttori.
Uranio.
Le società attive nell'uranio hanno sofferto molto nel 2011 a causa dell'emergenza Fukushima che, nel marzo scorso, ha avuto ampi riflessi sul mercato azionario. All'indomani del quasi-disastro nucleare in Giappone, la Borsa australiana aveva perso 1,5 miliardi di dollari (1,1 miliardi di euro), di cui un miliardo causato dalle perdite subite dalle società minerarie. A dicembre, le principali aziende del settore ancora soffrivano pesantemente: Energy Resource Australia (Era), quarto maggior produttore mondiale di uranio, perdeva l'82% anno su anno, e Paladin Energy (Pdn) registrava una contrazione del 66 per cento. Eppure, secondo Capital Resource Australia, i fondamentali del comparto nel medio e lungo termine sono buoni e le prospettive sono pure incoraggianti: entro il 2017, 87 nuovi reattori saranno ordinati dai Governi attivi sul fronte nucleare, mentre 62 sono in fase di costruzione. Inoltre, il settore resta dinamico, con un numero interessante di fusioni e acquisizioni in atto.
Tra le più recenti, l'acquisto di Hathor Exploration da parte di Rio Tinto per 654 milioni di dollari canadesi (484 milioni di euro) e il takeover da 2,2 miliardi di dollari australiani (1,7 miliardi di euro) della cinese Gaundong Nuclear Power Corp (Gnpc) su Extract Resources, società con base a Perth. Gli analisti restano tuttavia prudenti. Il consensus Reuters su Paladin Energy, che nell'ultimo mese ha recuperato il 22%, è "outperform", mentre per Eta è "underperform", a causa di problemi operativi nel giacimento di Ranger.
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24/12/2011
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