Più coordinamento per sfondare sui mercati esteri
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Più coordinamento per sfondare sui mercati esteri

Più coordinamento per sfondare sui mercati esteri

INTERVISTA - Adolfo Guzzini
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«Va trovato un sistema che aiuti sia le piccole e medie imprese sia le grandi. Insomma, l'esempio è quello tedesco e francese; i i leader Merkel e Sarkozy, quando si recano all'estero per concludere affari e firmare contratti rappresentano tutti gli imprenditori, grandi e piccoli. Invece, in Italia gli enti che si occupano di promuovere il made in Italy sono tanti e spesso non ottengono i risultati che dovrebbero produrre. È per questo che trovo molto positivo il fatto che l'Ice, l'Istituto per il commercio estero,possa venire riordinato. Questa è una buonissima scelta del Governo».
Adolfo Guzzini, 70 anni, presidente della Guzzini, ci parla dal suo ufficio di Recanati, quartier generale del gruppo che dirige, che ha chiuso il bilancio 2010 con ricavi superiori a 175 milioni di euro, tre quarti dei quali realizzati sui mercati esteri.
Cavalier Guzzini, la sua lunga esperienza anche all'estero le consente di avere una visione d'insieme dei problemi dell'industria italiana in generale e di quella marchigiana, in particolare. Quale bilancio possiamo trarre?
L'Unione europea rappresenta il 75-78% del totale delle esportazioni delle aziende marchigiane, l'Asia Orientale il 5,5% e il Medio Oriente il 4,8%. Quello che secondo me dobbiamo fare è puntare ancora di più sui paesi dell'Est Europa e soprattutto sulla Turchia, senza trascurare l'Africa del nord.
Scusi, ma non si dovrebbe puntare sui grandi mercati come Cina, Brasile e India, nuove frontiere della grande industria internazionale?
Certo, ma non solo. In Cina aeroporti, infrastrutture e anche il modo di vestire è diventato molto occidentale, non c'è più quella peculiarità culturale che rendeva la Cina un mondo a parte e a modo suo unico.
L'India non ha subito gli stravolgimenti culturali della Cina e quindi è evidente che parliamo di due mercati molto diversi fra di loro. Il Brasile, pur con i passi da gigante che sta compiendo, non ha la cultura nè le risorse economiche per poter acquistare prodotti di alta qualità. Cioè quelli che produciamo in Italia e nelle Marche in particolare. Cina, India e Brasile sono dei grandissimi mercati ma in buona parte non sono ancora pronti per apprezzare i prodotti che produciamo noi in Occidente, che nella maggior parte dei casi sono di qualità.
Eppure, proprio in Cina, precisamente a Shanghai, la sua azienda ha messo le radici nel sud est asiatico. Quali frutti sta producendo?
Abbiamo cominciato a seguire quel mercato nel 2006, con l'acquisto di un terreno e pur producendo solo per il mercato locale abbiamo mantenuto il know how, o la testa come diciamo noi, a Recanati. Abbiamo studiato in profondità tutto il mercato e oggi Shanghai è centrale nello sviluppo del nostro gruppo nel sud est asiatico. Naturalmente, non è stato semplice. Oggi quel mercato vale per il gruppo il 5-6% del ricavi complessivi, ma il nostro obiettivo è arrivare al 30%, così che la quota estera sui conti Guzzini sia vicina al 70 per cento.
E Guzzini in Borsa?
L'idea di andare in Borsa l'abbiamo accantonata, per ora. Guzzini ha le risorse per svilupparsi e puntare ad un fatturato consolidato di 250- 300 milioni di euro. Ci vorranno quattro o forse cinque anni, ma è quello che vogliamo fare. Poi, decideremo se quotarci o meno.
vincenzo.delgiudice@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

26/07/2011
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