Pechino, 21 ott.- La crescita cinese subisce una lieve botta d'arresto, mentre l'inflazione accelera: i dati sulle performance economiche del terzo trimestre diffusi oggi dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino per il periodo luglio-settembre mostrano un PIL in salita del 9,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente – il risultato più modesto del 2010 –,mentre nel solo mese di settembre l'inflazione è cresciuta ai ritmi più veloci dell'anno raggiungendo quota +3,6%, record assoluto dall'agosto 2008 e ben al di sopra del tetto del 3% entro il quale il governo punta a contenere il costo del denaro per i 12 mesi in corso. Le ultime statistiche sulla seconda economia mondiale fotografano una crescita robusta, ma lontana dai rischi di surriscaldamento, segno che l'aumento sui tassi d'interesse annunciato ieri – il primo in tre anni, che sottolineava ad un tempo la fiducia del governo sui numeri della crescita e le preoccupazioni relative allo scoppio di una bolla speculativa nel settore immobiliare – potrebbe rimanere una manovra isolata, almeno per il momento.
Gli ultimi elaborati dell'Ufficio Nazionale di Statistica, inoltre, arrivano molto opportunamente alla vigilia dell'incontro dei ministri finanziari del G20, previsto per domani a Seoul, dove Pechino si attende ulteriori pressioni per una riforma del tasso di cambio dello yuan: USA e altri accusano da mesi il Dragone di manipolare artificialmente il valore della sua moneta per garantirsi un vantaggio sleale nei commerci con l'estero; ma ecco che il rallentamento registrato oggi potrebbe consentire alla Cina di ridimensionare l'importanza del dossier yuan tra i punti all'ordine del giorno del vertice in Corea del Sud. Pechino sembra insomma avvicinarsi sempre di più alla exit strategy dal pacchetto di stimoli all'economia da 4mila miliardi di yuan (428 miliardi di euro, al cambio attuale) varato nel novembre 2008 per contrastare gli effetti della crisi globale: nel corso di quest'anno il governo di Pechino ha effettuato numerosi ritocchi per evitare i rischi di surriscaldamento e scoppio di bolle speculative connessi all'immensa quantità di liquidità immessa dalle banche sul mercato nel 2009 (9590 miliardi di yuan, pari a circa 1028 miliardi di euro al cambio attuale), ma gli ultimi risultati – specialmente se confrontati con il + 11,9% del primo trimestre – paiono indicare che tutte le misure adottate per bloccare la speculazione sono andate a buon fine.
"Probabilmente i funzionari cinesi sono ben contenti delle ultime proiezioni – ha dichiarato l'economista di Royal Bank of Canada Hong Kong Brian Jackson – visto che tutti i provvedimenti messi in campo fin dall'inizio dell'anno sembrano aver condotto l'economia del paese tra le rapide del surriscaldamento e quelle di una grave botta d'arresto". Resta la nota negativa dell'inflazione con i prezzi degli alimentari in salita che, contribuendo per circa un terzo all'indice dei prezzi al consumo del paese, potrebbero portare il costo del denaro a un nuovo picco alla fine di ottobre. Più in generale, molti economisti e analisti si attendono una crescita che rallenterà progressivamente fino ad attestarsi attorno al +9%, man mano che Pechino cerca di ampliare le riforme sulla sua struttura economica, per focalizzarsi maggiormente sulla domanda interna.
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