Secondo gli ultimi dati ufficiali pubblicati dai media cinesi, i piani iniziali prevedono un impegno diretto del governo centrale per 5mila miliardi di yuan (circa 557 miliardi di euro) da investire in energie alternative tra il 2011 e il 2020; Li, tuttavia, ha dichiarato che gli investimenti potrebbero essere estesi ad altri progetti, tra cui centrali nucleari ed idroelettriche. Di sicuro, quello energetico è uno dei problemi in cima alla lista del governo: è di questi giorni la notizia del lancio di un'enorme campagna per la riduzione delle emissioni e il risparmio di energia in diverse province del paese. Dal luglio scorso le amministrazioni locali di Hebei, Jiangsu, Zhejiang e Shanxi e alcune regioni autonome hanno applicato severi tagli alla produzione e alle forniture energetiche delle grandi fabbriche di acciaio, ferro e cemento e a tutte le altre industrie ad alto consumo e ad elevato inquinamento, imponendo in alcune occasioni la chiusura completa degli impianti. È il caso, ad esempio, delle acciaierie delle regioni autonome di Mongolia Interna e Ningxia Hui, o delle fornaci della contea di Wuan e della zona di Tangshan - provincia dell'Hebei - cui agli inizi di settembre è stato ordinato dalla sera alla mattina di bloccare la produzione per un periodo tra i 20 e i 30 giorni; nella regione autonoma del Guangxi, nel sud del paese, tre aziende hanno ricevuto dal governo locale un ultimatum sulla riduzione della produzione di alluminio, pena la completa sospensione della fornitura di elettricità.
Su tutte le province incombe una scadenza sempre più vicina: a fine dicembre, infatti, termina l'Undicesimo Piano Quinquennale e molte amministrazioni locali rischiano di non soddisfare i criteri previsti dal governo centrale su emissioni e consumo energetico. "Il problema più grosso è che non si è aderito al piano macroeconomico originale,- ha spiegato al settimanale Caixin un alto funzionario della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e Riforme che ha preferito rimanere anonimo - le quote di produzione che avrebbero dovuto essere eliminate non sono state tagliate, e il risultato è che adesso si rischia di non raggiungere gli obiettivi di riduzione dell'inquinamento e di risparmio di energia previsti per la seconda metà di quest'anno".
di Antonio Talia
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