di Eugenio Buzzetti
Pechino, 13 feb.- Al via la visita di Stato del vice presidente cinese Xi Jinping negli Stati Uniti. Il numero due di Pechino atterrerà a Washington nel pomeriggio di lunedì (ora americana) e rimarrà per un paio di giorni nella capitale americana, dove incontrerà il presidente Barack Obama e il vicepresidente Joe Biden.
Nel suo viaggio negli Usa il probabile successore alla presidenza cinese toccherà anche il Pentagono, l'Iowa e la California, per incontri con il segretario di Stato americano Hillary Clinton, il segretario alla Difesa Leon Panetta e altri funzionari americani. Ancora non confermato ufficialmente, ma ritenuta molto probabile, è la presenza di Xi Jinping a un incontro di basket dell'Nba, durante il periodo di permanenza negli Stati Uniti.
Secondo la stampa cinese quella di Xi Jinping negli Usa è una "visita cruciale". Gli osservatori non si aspettano grandi cambiamenti, quanto piuttosto un'anticipazione di come la Cina intende impostare i rapporti bilaterali nei prossimi dieci anni, quando sarà proprio Xi a guidare la nazione più popolosa del mondo: tra i temi sul tavolo della "partnership strategica" Pechino-Washington c'è il ruolo dei due colossi in Asia e il rinnovato dinamismo statunitense nel Mare Cinese Meridionale.
Spazio anche per le questioni aperte in Medio Oriente, dal dossier nucleare iraniano alle sanzioni alla Siria, che nelle ultime settimane hanno visto Usa e Cina su fronti completamente opposti, dopo il "niet" del Dragone alle sanzioni Onu contro il regime di Damasco.
Sul fronte economico, infine, i negoziati per riequilibrare la bilancia commerciale tra le due sponde del Pacifico, che pende sistematicamente a favore del Dragone. Secondo il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, tuttavia, la Casa Bianca "non intende sacrificare i grandi temi per intavolare un incontro senza attriti": il riferimento sembra ai continui suicidi di monaci nella zone tibetanae per protesta contro il regime di Pechino e all'ennesima condanna a sette anni di carcere per "incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato", comminata pochi giorni fa al dissidente Zhu Yufu, reo di raccolta fondi per le famiglie di alcuni oppositori detenuti e di aver pubblicato un componimento poetico in cui inneggiava alla libertà di espressione.
Ma c'è un'altra ombra che in queste ore sembra addensarsi sulla visita di Xi Jinping negli Usa: si tratta del caso Wang Lijun, braccio destro della stella nascente del Partito Comunista Bo Xilai, che la scorsa settimana si era rifugiato nel consolato statunitense di Chengdu, forse chiedendo asilo politico agli americani. Una circostanza quest'ultima non ancora chiarita, ma che sembra direttamente collegata al ruolo del suo protettore politico, Bo Xilai appunto, che nel prossimo Congresso del Partito dovrebbe entrare in pianta stabile nel Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Una "vicenda isolata", dai contorni oscuri, che secondo il viceministro degli Esteri cinese Cui Tiankai "non dovrebbe avere ripercussioni sulla visita di Xi.
Poche ore prima del suo arrivo, Xi Jinping ha risposto per iscritto ad alcune domande inviategli dal Washington Post, mettendo in guardia gli Usa dall'incremento della presenza militare nel Pacifico annunciato alcuni mesi fa: "Nell'Oceano Pacifico c'è abbastanza spazio per la Cina e per gli Usa, e non va dimenticato che ciò che preoccupa maggiormente le nazioni asiatiche è la prosperità economica. In un periodo in cui si cerca soprattutto pace, stabilità e sviluppo, dare deliberatamente priorità all'agenda della sicurezza e aumentare la presenza militare non è affatto ciò a cui le nazioni della regione sperano di assistere".
Per quanto Xi Jinping potrà sembrare rilassato alla partita dell'NBA alla quale ha promesso di assistere, le sue mosse e le sue parole negli Usa sono sotto i riflettori.
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