Pechino torna a correre veloce
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Pechino torna a correre veloce

Pechino torna a correre veloce

Nel 2010 crescita del 10,3%, scalzato il Giappone al secondo posto nel mondo
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Una raffica di strette monetarie non basta a frenare la locomotiva cinese che, dopo due anni a velocità leggermente ridotta, torna a correre come a bei tempi prima della grande crisi globale.
Nel quarto trimestre del 2010, ha comunicato ieri l'Ufficio di Statistica di Pechino, il prodotto interno lordo cinese ha registrato un incremento del 9,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Grazie a questo sprint finale, superiore anche alle più rosee previsioni degli analisti, il Dragone archivia il 2010 con una crescita economica del 10,3%, ben superiore al 9,2% messo a segno nel 2009.
Con questa straordinaria performance, dopo tre anni la congiuntura cinese ritorna a espandersi a un tasso a doppia cifra e, secondo i primi calcoli (che vanno però presi con le pinze), supera per la prima volta nella storia quella giapponese. Ergo: la Cina è diventata la seconda potenza economica del pianeta, superando il Giappone, alle spalle degli Stati Uniti. La robusta crescita dell'ultimo quadrimestre (rispetto al quarter precedente il Pil è aumentato di quasi il 12%) è stata alimentata armonicamente da tutti i motori dell'economia.
Nell'ultimo mese dell'anno, la produzione industriale ha strappato ancora verso l'alto, mettendo a segno un rialzo del 13,5 per cento. Frattanto, gli investimenti urbani fissi hanno ridotto il passo rispetto ai mesi precedenti (+22%), ma il loro ritmo di sviluppo annuale è rimasto comunque molto elevato (+24%). In questo quadro, nonostante i numerosi tentativi di raffreddamento operati dalla People's Bank of China nell'ultimo scorcio del 2010, gli investimenti immobiliari hanno fatto ancora una volta la parte del leone.
Non vengono forniti dati disaggregati sulla domanda ma, secondo il comunicato diffuso ieri, a dicembre le vendite al dettaglio sono aumentate del 19% (da prendere con le molle poiché include anche parte delle spese effettuate dalla pubblica amministrazione). Il boom delle vendite di auto passeggeri nel 2010 (+33% a 13,8 milioni di pezzi) lascia intuire che i consumi interni stanno tirando forte.
Tutto bene, dunque, se non fosse che la storia si ripete. Oggi come nel biennio d'oro 2006-2007, infatti, una crescita economica tanto impetuosa si porta dietro una serie di fattori di rischio: inflazione, bolle speculative, flussi incontrollabili di hot money, eccesso di capacità, distorsioni del mercato del lavoro.
Il pericolo numero uno è l'inflazione. A dicembre, oltre la Grande Muraglia, l'indice dei prezzi al consumo ha registrato un aumento del 4,6 per cento. Sebbene il dato risulti leggermente inferiore rispetto al mese precedente (a novembre i prezzi lievitarono del 5,1%, uno dei livelli più alti degli ultimi tre anni), per il governo si tratta comunque di un pericoloso segnale di allarme.
Che si fa ancor più minaccioso se si considera una serie di indicatori, come l'evoluzione dei prezzi delle derrate agricole nelle ultime settimane o i sondaggi sulle aspettative delle famiglie rispetto al tasso d'inflazione; e anche alcune circostanze esogene, come un inverno straordinariamente gelido e i continui rincari delle materie prime.
In questo quadro, a Pechino non resta che serrare ulteriormente i rubinetti del credito. Il che, secondo gli analisti, avverrà sicuramente in tempi brevi. Tramite ulteriori rialzi della riserva obbligatoria per le banche, che la Pboc ha già aumentato ben quattro volte in poco più di un mese. E, se ciò non dovesse bastare, anche con qualche rialzo dei tassi d'interesse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

21/01/2011
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