Pechino, 8 nov.: Prosegue la revisione della governance del Fondo Monetario Internazionale, imperniata sulla maggiore rappresentatività delle economie emergenti: il direttore generale Dominique Strauss Kahn ha annunciato venerdì che secondo i nuovi piani di riforma la Cina diventerà il terzo paese per numero di voti dopo USA e Giappone. Aumenta anche il potere decisionale di India, Brasile e Russia, nonché quello dell'Italia. "Cina, India, Russia e Brasile sono oggi degli attori di primo piano - ha detto Strauss-Kahn dopo l'incontro del board dell'organizzazione - e non devono più sentirsi come presenze di seconda fila". Con la riforma viene trasferito circa il 6% dei voti da alcune potenze europee (Germania, Gran Bretagna e Francia) e da alcuni paesi produttori di petrolio (Arabia Saudita in testa) alle economie emergenti, in modo da riflettere - per usare ancora le parole del direttore generale FMI - "i cambiamenti nell'assetto dell'economia mondiale".
La quota di voti in seno all'organizzazione era stata stabilita all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, ma dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale paesi come Cina, India, Russia e Brasile ne avevano chiesto a gran voce una profonda modifica, manifestata per la prima volta al vertice G20 di Pittsburgh dello scorso anno. La riforma estende anche da cinque a dieci seggi la composizione dei membri permanenti: oltre a USA, Giappone, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti, anche i paesi BRIC e l'Italia siederanno di diritto nel Consiglio Esecutivo. La modifica deve essere ancora passata al vaglio delle 187 nazioni che partecipano al Fondo Monetario Internazionale, ma l'approvazione sembra ormai scontata. Già nel marzo scorso la nomina a consulente speciale del Fondo di Zhu Min, vicegovernatore della banca Centrale cinese, aveva aumentato l'influenza del Dragone all'interno del FMI. I paesi del G20 si incontreranno a Seoul giovedì e venerdì prossimo.
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